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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Punti Covid, Pullara: "Mancano le condizioni per centralizzare tutto"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie

"Centralizzare tutto su un presidio sanitario, che è nella mente di coloro i quali in questi giorni protestano, sarebbe una scelta ottimale per la cura del paziente affetto da Covid 19, ma mancano in assoluto le condizioni quindi è scelta che si rivelerebbe fatale."
“Sarebbe come pensare di comprarsi una Ferrari senza averne i soldi, un sogno non un obiettivo reale da perseguire”. È quanto dichiara il deputato regionale l'On. Carmelo Pullara, vice presidente commissione sanità all'Ars, intervenendo in seguito alla protesta di una parte della politica e di una parte del personale sanitario delle cittadine di Sciacca e Agrigento per l'assegnazione di posti Covid come del resto, ma senza alcuna polemica e protesta, negli altri due presidi ospedalieri Canicattì e Licata ed in estrema ratio Ribera, quest’ultimo ospedale nel tempo ridimensionato e prossimo quasi certamente a rifunzionalizzazione.
"Dove portiamo -scrive Pullara- anzi deportiamo i pazienti Covid della provincia di Agrigento, in particolare quelli dei  comprensori di Sciacca e Agrigento? Infatti, questa domanda provocatoria nasce spontanea con riguardo alle polemiche e proteste che continuano a tal proposito e considerato che alle condizioni attuali non sono perseguibili oggettivamente altre possibilità non fosse altro per l’assoluta non presenza di disponibilità di medici specialisti nelle diverse branche necessarie alla cura del paziente affetto da covid 19.
Le proteste che provengono soprattutto dalla parte politica, a mio avviso, sembrano avere spirito quasi campanilistico, miope poiché chi va curato è lo stesso paziente, nella maggior parte dei casi, della rispettiva città, che quindi oggi non troverebbe nel proprio ospedale accoglienza e risposta di salute. Ma mi chiedo, se tutti ragionassimo così ed i pazienti affetti da Covid non li volesse nessuno, la conseguenza sarebbe chiara a tutti.
In provincia di Agrigento insistono 5 ospedali, due maggiori per così dire, Agrigento e Sciacca,  due minori, Canicattì e Licata, e uno in rifunzionalizzazione, Ribera.
La strada scelta dall’Assessorato Regionale della Salute, conseguentemente sposata ed applicata dai vertici dell'Asp di Agrigento, è  stata quella di una spalmatura dei posti letto Covid sui 4 ospedali ivi compreso la creazione degli afferenti posti di terapia intensiva.
Quindi, non la scelta di un Covid hospital, né ad Agrigento né a Sciacca né a Ribera né altrove, come invece per ingenerare preoccupazione si vuol fare passare nella opinione pubblica. Scelta che non poteva essere che questa alle condizioni esistenti oggettivamente,  per assicurare una risposta di salute a tutti i cittadini della provincia di Agrigento e su tutto il territorio, da nord a sud della provincia. In tal senso, mi risulta, che ha avuto modo di esprimersi positivamente anche l’ordine dei medici.
Forse -dichiara Pullara- molti non comprendono che per assistere un paziente affetto da Covid 19 è necessario un approccio multidisciplinare perché lo stesso sviluppa complicanze non solo respiratorie ma anche neurologiche, nefrologiche/urologiche e cardiologiche. Da ultimo addirittura la patologia darebbe anche corso a complicanze di pertinenza oftalmiche.
Quindi, la strada scelta era l’unica perseguibile, tranne che non si vogliano creare dei lazzaretti affidandosi al buon Dio,  per assistere al meglio i pazienti covid e no covid, prevedendo posti letto Covid negli ospedali che al meglio possono coniugare l'esigenza di avere le specialità di cui sopra congiuntamente ad un pronto soccorso attivo ed a pieno regime alla stessa stregua della radiologia e del laboratorio analisi.
Infatti la scelta di centralizzare tutto su un presidio che è nella mente di coloro i quali protestano è una idea scellerata per la cura del paziente poiché non solo non ha quelle specialità necessarie a curare il paziente Covid ma  neanche la possibilità di crearle poiché mancano gli specialisti e il personale adeguato. Allora si potrebbero prendere dagli ospedali di Sciacca ed Agrigento, gli unici ad avere al loro interno queste specialità, sì certo e i pazienti no Covid con patologie neurologiche cardiologiche e nefrologiche dove vanno a curarsi, visto tra l’altro l’impossibilità di trovare medici specialisti per nuove assunzioni. Senza parlare della necessità, come si diceva, di attrezzare un pronto soccorso all’altezza nonché la radiologia ed il laboratorio analisi.
Quindi unica strada per assistere al meglio i pazienti Covid e no Covid è quella di prevedere posti letto Covid negli ospedali che al meglio possono coniugare le due esigenze. Pertanto, più posti letto sono stati previsti, come è logico, negli ospedali (Agrigento e Sciacca) più grandi  e meglio attrezzati, e meno in quelli più piccoli (Canicattì e Licata). Questa come dicevo-aggiunge Pullara - è la scelta più logica e l’unica percorribile. Infatti se nel tempo si è deciso di rafforzare, con implementazione di risorse umane, strumentali,  strutturali e specialistiche, due ospedali, i più grandi e meglio dislocati strategicamente, Sciacca e Agrigento, affinché fossero più degli altri erogatori di salute,  è normale che  nel momento del bisogno diano di più, diversamente se si dovessero tirare indietro  viene da pensare che si è male investito perche si è fatto l’interesse di pochi e non di tutti. Questa ovviamente è una provocazione ma sarebbe seguire  il filo logico di ragionamento avviato non da me ma da chi protesta, siano essi operatori interni che soggetti politici esterni.
Ed ancora mi pare veramente una stranezza tutta agrigentina, mi auguro non montata ad arte faziosamente ovvero chissà con quale scopo alla quale molti si sono accodati in buona fede, tutto questo clamore, poiché non mi sembra che, nel resto della Sicilia, ove si è seguito il medesimo schema, cioè posti letto in aree appositamente attrezzate ed isolate all’interno degli ospedali che avessero il maggior numero di specialità al fine di una migliore assistenza, ci siano state tutte queste polemiche. Allora la domanda sorge spontanea quale assistenza vorremo per noi o per i nostri cari qualora malauguratamente fossimo affetti dal coronvirus?!
A nulla serve come ho sentito e letto in giro sbandierare i casi di Codogno e Bergamo che nulla hanno a che vedere per un semplice e logico ragionamento: gli ospedali di Codogno e Bergamo sono diventati focolaio con le conseguenze che sappiamo poiché la malattia non era conosciuta, non c’era quindi un pre-triage specifico, non c’era un percorso diversificato in pronto soccorso. I pazienti Covid positivo e Covid negativo, poiché non a conoscenza, erano ricoverati in medesima stanza come è normale che sia per trattare la patologia di cui si è affetti. Qui da noi la situazione è completamente diversa: c’è il pre-triage, un percorso in PS dedicato, una degenza dedicata a prescindere dalla patologia da cui si è affetti, sarà lo specialista ad andare nell’area dedicata.
La   scelta di spalmare i posti letto su tutti i presidi ospedalieri è stata quindi obbligata resa però ottimale da due fattori: l’aumento di posti letto covid sul territorio della provincia di Agrigento, e la presenza di posti covid, in appoggio al pronto soccorso. Quest’ultima situazione, stante che il paziente covid non è aprioristicamente conosciuto,  aumenta la sicurezza e diminuisce il rischio di contagi all’interno dell’ospedale in quanto, nel caso di paziente sospetto valutato al pre-triage del pronto soccorso, la presenza di un'area dedicata e isolata  nonché dei posti di terapia intensiva può determinare la salvezza di una vita ed evitare, appunto, un contagio ospedaliero.
Sulla vicenda a prescindere dalle eventuali repliche non interverrò, la querelle è durata troppo ed avrà annoiato tutti. Infatti, ho voluto esprimere la mia opinione, in linea con quella del governo e della sua maggioranza non essendoci stati interventi contrari, e ciò non per campanilismo. A Licata, dove vivo, sono previsti posti covid  e non ci sono lamentele, né da parte mia né da parte di altri esponenti politici né da parte dei sanitari. Mi piacerebbe chiedere perché  qualche collega si lamenta dei posti covid  nella la città in cui vive  e non delle altre città  dove sono previsti, ivi compresa l’idea di Ribera, non percorribile poichè assolutamente inadeguata sotto ogni profilo.
Fermo restando tutto quanto sopra che è valido oggi ed a condizioni date e reali, ritengo che la sanità dopo questa esperienza che stiamo vivendo cambierà e bisognerà pensare ad essere pronti per il futuro ad evenienze di questo tipo che non ci dovranno cogliere impreparati, in tal senso penso all’aumento di posti per l’accesso alla facoltà di medicina e conseguentemente per l’accesso alle scuole di specializzazione discorso valido anche per le professioni sanitarie così come sul piano strutturale occorrerà pensare a strutture dedicate ma fornite di tutte le specialità ed attrezzature per la cura al meglio del paziente con altrettanta sicurezza per gli operatori.
Invito pertanto tutti- conclude Pullara- ad abbassare i toni, rientrando in un quadro di responsabilità più proprie  ed ai sanitari  della provincia e a quelli  aziendali, cui va il mio ringraziamento, chiedo di remare insieme alla politica in un'unica direzione per superare al meglio questo periodo contingente ed assicurare un livello di cure elevato a tutti i pazienti”.

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