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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Trivellazioni nel Platani, Legambiente: "Basta attacchi al nostro patrimonio"

L'associazione annuncia che il provvedimento di autorizzazione dell'Arta

Trivelle alla foce del Platani per la ricerca di sali potassici: Legambiente Sicilia insorge e annuncia che impugnerà il provvedimento. 

“Siamo totalmente contrari - scrivono - a questo ennesimo attacco al patrimonio naturalistico siciliano che dimostra una volta di più le gravi lacune in termini di conoscenza dello stesso da parte della Regione Siciliana. Per questo annunciamo che impugneremo il provvedimento assunto dall’Arta”.

Il caso trivelle approda all'Ars

“L’area di riferimento – sottolinea Giuseppe Amato, responsabile Aree Naturali Protette di Legambiente Sicilia -  è quella della foce del fiume Platani, protetto da una vasta Zona Speciale di Conservazione (ZSC) comprendente al suo interno le due Riserve Naturali di Torre Salsa e di Foce del Platani ed il Parco Archeologico di Eraclea Minoa e Capo Bianco. Sempre l’area presenta proprio alla base del promontorio di Capo Bianco un geosito di interesse mondiale. Laddove non bastassero queste particolarità scientifiche e di protezione – continua Amato – chiunque abbia visitato quei luoghi saprebbe come la unicità delle altissime scogliere di candida marna gessosa, unitamente alla presenza di quello che può definirsi come il più spettacolare teatro antico del Mediterraneo, sono inconciliabili con scelte che vadano in direzione della apertura di miniere e cave”.

La rivolta del M5s contro le trivellazioni nel Platani

A Giuseppe Amato fa eco il presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna, sottolineando a sua volta che “i Sali potassici e soprattutto magnesiaci sono oggi una risorsa strategica e rappresentano una inestimabile ricchezza, il che giustificherebbe l’appetito della General Mining Research Italy che ha richiesto diverse concessioni di ricerca non solo lungo il litorale agrigentino ma anche a Sutera e a Nicosia. Peccato però che la Regione Siciliana sia già proprietaria non solo del sottosuolo, che è tutto di proprietà regionale ai sensi dello statuto, ma anche di almeno tre grandi siti minerari ed industriali per lo sfruttamento di altrettanti giacimenti alcalini".

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