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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Flat tax, partite Iva e fatture elettroniche: i commercialisti ragionano sulle emergenze

Numerosi gli argomenti che sono stati approfonditi durante il convegno di categoria svoltosi al Palacongressi

Flat tax, politica finanziaria internazionale, problemi della categoria. Sono molteplici gli argomenti discussi oggi ad Agrigento durante il Convegno nazionale dei dottori commercialisti. A tracciare la linea gli interventi del presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani che ha tracciato la posizione dell'Ordine rispetto a numerose emergenze.

Politica internazionale

 “Bisogna guardare con la massima attenzione a quanto sta accadendo a livello fiscale sullo scenario internazionale. Mentre noi ci concentriamo sui 'minimi', gli altri Paesi stanno invece concentrando tutti i propri sforzi sui 'massimi'. La riforma fiscale attuata da Trump negli Stati Uniti è un esempio perfetto in questo senso”. L’entrata in vigore a decorrere dal 2018 della riforma fiscale statunitense, secondo Miani “è talmente fresca che non solo la politica, ma anche molti tecnici, non hanno ancora colto fino in fondo la sfida che determina sul versante della competizione fiscale tra Paesi. Quello disegnato dagli Stati Uniti è un sistema fiscale concepito apposta per attrarre i gruppi che operano nell’economia digitale e per favorire la localizzazione negli Stati Uniti delle società che possiedono i fattori di produzione immateriali a più alto valore aggiunto come marchi, brevetti e know how. Se la risposta dell’Italia a queste dinamiche già in atto – ha spiegato Miani – sono i 'minimi' e generiche minacce di lotta alla evasione dei 'grandi', si rischia di andare completamente fuori strada rispetto ad obiettivi di crescita. Presto l’Italia non patirà più soltanto la  delocalizzazione delle filiere produttive a basso valore aggiunto e basso contenuto tecnologico verso Paesi che garantiscono livelli salariali e costo del lavoro nettamente inferiore. Senza adeguate risposte, a questo fenomeno si aggiungerà la delocalizzazione delle filiere produttive ad alto valore aggiunto e ad alto contenuto tecnologico verso gli Stati Uniti e verso altri Stati che adotteranno strategie fiscali simili alla loro".

Flat tax

"Una flat tax al 15% per 15 anni per tutti coloro che trasferiscono la propria residenza in Italia, dopo essere stati residenti all’estero in almeno nove degli ultimi dieci anni". È una delle proposte avanzate dal presidente Massimo Miani. “Fare una flat tax al 15% per tutti è complesso in termini finanziari – ha affermato –, ma la flat tax al 15% per chi trasferisce la residenza nel nostro Paese che proponiamo noi è invece questione di volontà politica, perché è chiaro che, anche volendo ignorare nelle stime l’effetto di attrazione indotto dalla norma stessa, sul piano finanziario non rappresenterebbe un costo significativo”.

Flat Tax per le partite Iva

“Ampliare a 65.000 euro il tetto di fatturato fino a cui è possibile rientrare nel regime forfetario dei minimi è una scelta che evidenzia una più che apprezzabile volontà di attenzione nei confronti delle piccole partite Iva, ma non può essere considerato un primo passo della flat tax. L’ampliamento interessa una platea potenziale massima di 593.000 partite Iva individuali che andrebbero ad aggiungersi al milione circa che già se ne avvale dal 2015. Sui circa 40 milioni di contribuenti IRPEF, 593.000 significa poco più dell’1%. Raccomandiamo vivamente al Governo e al Parlamento – ha affermato Miani – di rimuovere i paletti di accesso alla disciplina che sono fattori di enorme distorsione soprattutto nel settore delle libere professioni. Senza la rimozione dei vincoli sulla partecipazione a società o associazioni professionali, sui tetti di spesa per dipendenti e collaboratori e sui tetti di investimento in beni strumentali, questo ampliamento del regime dei minimi premierà, anche a parità di fatturato, le piccole partite Iva che non si aggregano, che non assumono e che non investono, mentre penalizzerà le piccole partite Iva che lo fanno”.

Moratoria per le sanzioni emesse per le fatture elettroniche

“Sulla fatturazione elettronica abbiamo provato a spiegare in tutti i modi che era meglio prevedere una introduzione più graduale, partendo dalle realtà più strutturate e aggiungendo via via quelle minori nell’arco di un triennio. Pensavamo che il cambio così radicale di maggioranza politica, rispetto a quella che aveva varato l’obbligatorietà generalizzata immediata e non graduale, potesse essere un buon viatico per vedere accolto il nostro punto di vista. Non è stato così e ne prendiamo atto. Ma a questo punto una moratoria sulle sanzioni sarà il minimo sindacale che la politica dovrà concedere”.

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