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Economia

Ritardo del decreto sui cluster, commercialisti: "Rallenta la crescita"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie

“Affinché l’indirizzo strategico dei Cluster si possa riflettere positivamente sulla competitività delle imprese, sull’occupazione e sui professionisti che operano per le imprese nei territori, va considerato il principale fattore: il tempo”. Dal Decreto MIUR n. 214 del 13/03/2018, in cui sono state approvate le linee guida per la redazione del Piano di Azione triennale dei Cluster Tecnologici Nazionali, a tutt’oggi, i 12 Cluster sono ancora in attesa del D.M. di riconoscimento per la presentazione del piano triennale di azione a cui sarà assegnato un co-finanziamento per le attività di animazione, progettazione, formazione e sviluppo. Questo ritardo potrebbe comportare gravi conseguenze per le imprese dei comparti interessati, determinando un rallentamento nella crescita, in una dinamica imprenditoriale e professionale estremamente globalizzata”. È quanto affermato dal segretario nazionale dei commercialisti, Achille Coppola e dal consigliere nazionale della categoria, Giuseppe Laurino, a margine del convegno nazionale della professione, in corso di svolgimento ad Agrigento, dove oggi si sono tenute due tavole rotonde dedicate al Made in Italy.

Come ricordato da Michele Pisante, Ordinario all'Università di Teramo, a livello europeo la politica relativa alle organizzazioni dei Cluster si è consolidata dieci anni fa, nel 2008, e, fino ad oggi, ha conosciuto un’evoluzione che apre ad essi interessanti prospettive future. In Italia, agli iniziali otto Cluster tecnologici, se ne sono aggiunti di recente altri quattro, in modo da coprire tutte le dodici aree definite dalla Strategia Nazionale di Specializzazione intelligente (SNSI) e riprese dal Programma nazionale della Ricerca (PNR) 2015-2020. I Cluster, attraverso aggregazioni pubblico-private, sono definiti come “infrastrutture permanenti per il dialogo tra università, enti pubblici di ricerca e imprese e tra centro e territori” ai quali “viene affidato il compito di ricomposizione di strategie di ricerca e Roadmap tecnologiche condivise su scala nazionale”.

Nel disegno politico e legislativo italiano, “I Cluster tecnologici nazionali svolgono quindi prioritariamente una funzione di coordinamento tra ricerca pubblica e ricerca privata e tra governo e politiche territoriali, condivisa con le principali rappresentanze industriali, senza assumere alcun ruolo di agenzia intermedia di finanziamento”.

Le 12 Aree di specializzazione sono suddivise in quattro gruppi: n. 4 “Aree prioritarie” (Aerospazio; Fabbrica intelligente; Agrifood; Salute); n. 4 “Aree ad alto potenziale” (Design, creatività e Made in Italy; Chimica verde; Cultural heritage; Blue growth); n. 2 “Aree in transizione” (Smart, Secure and Inclusive Communities; Tecnologie per gli Ambienti di Vita); n. 2 “Aree consolidate” (Energia; Mobilità sostenibile).

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