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Covid-19 e "fase 2" per bar, parrucchieri e musei, Confesercenti: "Prospettive poco chiare, si rischia la rovina"

Il presidente regionale Vittorio Messina: "Se il 18 maggio c'è il via libera per le aree archeologiche, ma poi gli aerei non volano è evidente che non serve a far ripartire il turismo. Si sarebbe dovuto puntare a riaperture differenziate per regione, l'impressione è che si cerchi di non pagare gli aiuti"

L'annuncio della "Fase 2" è arrivato da parte del Governo Conte, con tanto di "calendario" delle riaperture su base nazionale. Scadenze fissate - ma dal valore provvisorio - tenendo conto del livello di potenziale diffusione del contagio. Date che però convincono molto poco gli operatori del settore.

"Onestamente - dice ad Agrigentonotizie il presidente regionale di Confesercenti e nazionale di Assohotel, Vittorio Messina - è poco comprensibile la logica del governo centrale soprattuto per una regione come la nostra, dato che la Sicilia ha un basso numero di contagi e quindi sarebbe stato certamente più utile pensare ad aperture differenziate. Ma non solo, ci sono nel decreto alcuni provvedimenti poco comprensibili.  Ad esempio, per quale motivo i musei potranno aprire il 18 maggio e il bar solo il 2 giugno? E' una misura - continua Messina - effettivamente dura da mandare giù da parte di chi fa impresa". Messina, con un comunicato successio aggiunge: "La cosiddetta fase 2, come presentata dal premier Conte, ha provocato una grande delusione perché di fatto si traduce in un ulteriore prolungamento del lockdown , facendo pagare alle imprese un prezzo altissimo e spingendo molte di queste a non riaprire le loro attività”. 

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E questo anche perché ci sono tutte le possibilità per garantire comunque le misure di sicurezza oggi previste per limitare il rischio contagio del Covid-19.

"Un esempio per tutti: perché riaprire solo tra un mese i barbieri - continua Messina - se per esempio si può assicurare sicurezza all'utenza e ai lavoratori effettuando un contingentamento degli accessi, l'uso di mascherine eccetera".

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Certo è che ormai il comparto turistico si è sostanzialmente "rassegnato" a dover saltare un anno.

"La stagione estiva - dice Messina - è completamente finita, perché se discuti di riaprire il 18 maggio musei e aree archeologiche, ma poi gli aerei non volano, è evidente che non serve a far ripartire il comparto e il nostro sistema turistico non è destinato al mercato regionale ma a quello internazionale. Appare quindi chiaro - continua - che il Governo nazionale non aveva la copertura economica per garantire assistenza a tutte le attività e quindi sta disponendo delle riaperture a questo fine. Se aggiungiamo il fatto che le attività dovranno farsi carico delle spese di adeguamento delle proprie attività, che a giugno arriveranno tutte le imposte comunali che sono state rinviate a fine maggio, possiamo francamente dire che siamo rovinati". 

“Governo centrale e regionale – sottolinea Vittorio Messina in una nota - stanno commettendo un grave errore a non accogliere le istanze avanzate dalle associazioni per conto delle imprese rappresentate, non solo perché si tratta di proposte che possono consentire le dovute forme di ristoro alle attività in maggiori difficoltà ma perché così dimostrano di non tenere conto del grande lavoro che le associazioni stanno facendo per irregimentare le proteste attraverso canali di confronto costante con le istituzioni. Ma per tutta risposta dal Governo centrale arriva una vera doccia fredda che si somma alle difficoltà incontrate finora da molti imprenditori che non sono riusciti ad utilizzare le misure di sostegno previste dal precedente decreto, così come i lavoratori che in Sicilia non sono riusciti ancora a prendere i soldi della cgid".

“La cosa più grave - conclude Messina - che si rileva anche da alcune contraddizioni che riguardano questa timida ripartenza è la sensazione di trovarsi davanti a decisioni che non rispondono ad una precisa strategia e che a volte utilizzano il parere degli esperti per tentare di apparire meno impopolari".

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