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Cronaca

Traffico di cocaina dalla Calabria, squadra mobile rivela: "Ecco come lo abbiamo scoperto"

Due investigatori in aula ricostruiscono le indagini che hanno portato a processo Roberto Lampasona e Antonino Mangione, coinvolti in passato anche in inchieste di mafia

“Li stavamo tenendo d’occhio anche a Reggio Calabria, là erano stati controllati dai carabinieri ed erano insieme. Con le auto sulla strada facevano staffetta, una superava l’altra a breve distanza di tempo”. Due poliziotti della squadra mobile (l'ispettore Massimo Volpe e l'ispettore Giuseppe Schillaci), sentiti in aula questa mattina, ricostruiscono le indagini che hanno consentito di sgominare un vasto giro di cocaina del quale avrebbero fatto parte Antonino Mangione, 35 anni, di Raffadali, e Roberto Lampasona, 38 anni di Santa Elisabetta, arrestati il 23 novembre del 2015 insieme a Vincenzo Politanò, 64 anni, di Melicuccà (Reggio Calabria).

Lampasona e Mangione, vecchie conoscenze degli inquirenti (l’inchiesta più grossa che li ha visti coinvolti è stata quella ribattezzata ”Nuova Cupola”, dove sono stati assolti dall’accusa di associazione mafiosa, ma sono stati arrestati altre volte per furto e altre vicende di piccola entità), viaggiavano da Reggio Calabria verso Agrigento su una Fiat Punto. Su un’altra vettura dello stesso modello c'era, invece, Vincenzo Politanò, 64 anni, di Melicuccà (Reggio Calabria), insieme ad una donna, F. F. R. di 31 anni. I poliziotti, che stavano pedinando quei mezzi già da tempo, seguendo una pista investigativa che si è rivelata fondata, hanno fermato entrambe le auto sulla strada statale 640, all'altezza di Canicattì.

In quella di Lampasona e Mangione - adesso imputati davanti al giudice Maria Alessandra Tedde - nulla. “Ci hanno detto che non si conoscevano – hanno ricostruito i poliziotti – ma li tenevamo d’occhio da quando avevano iniziato il viaggio”.

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