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Cronaca Lampedusa e Linosa

La scarcerazione dei pescatori, i giudici: "Non potevano portare i migranti in Libia"

Il tribunale del riesame deposita le motivazioni dell'annullamento dell'arresto dei sei tunisini

"Non ci sono elementi per sostenere che abbiano avuto un ruolo nell'organizzazione del viaggio, la circostanza che si siano messi a pescare solo per allontanare i sospetti appare allo stato poco verosimile". E in ogni caso, i migranti soccorsi a 61 miglia dalla Libia e a 81 da Lampedusa, non potevano essere condotti in Libia "perche' non e' un porto sicuro". I giudici del Tribunale del riesame di Palermo hanno depositato le motivazioni del provvedimento con cui, lo scorso 22 settembre, hanno scarcerato i sei componenti di un peschereccio tunisino arrestati con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina a fine agosto scorso. 

Sospettati di essere trafficanti di esseri umani, scarcerati sei tunisini

Secondo quanto ipotizzato dal pm Elenia Manno e dal gip Stefano Zammuto, che dispose la custodia in carcere, i sei pescatori avevano deliberatamente trainato un barchino con quattordici migranti in difficolta' verso Lampedusa senza avvisare le autorita'. "Sei pescatori che hanno soccorso un'imbarcazione in difficolta' sono stati scambiati per trafficanti di esseri umani": Cosi' i difensori, gli avvocati Leonardo Marino, Giacomo La Russa e Roberto Majorini, avevano replicato al tribunale del riesame che aveva accolto le loro tesi. "Ci sono elementi per credere che stessero pescando - scrivono i giudici - visto che la Guardia di finanza gli ha fatto tranciare una rete per consentire l'avvicinamento e le operazioni di controllo".

 Il collegio presieduto da Emilio Alparone aggiunge: "E' inverosimile che si siano messi a pescare solo per allontanare sospetti e non potevano portarli in Libia perche' non era un porto sicuro". In altre parole i giudici sottolineano che la scelta di trainare i migranti verso le coste di Lampedusa non sia indicativa della volonta' di farli entrare illegalmente in Italia, perche' "pur trovandosi in Sar libica, non potevano essere trasportati in Libia, che non puo' certo definirsi porto sicuro". Sulle osservazioni della procura, secondo cui il barchino sarebbe stato in buone condizioni e non vi fosse alcuna avaria, sottolineano: "Allo stato e' un'osservazione superficiale e poi bisogna considerare che era sovraccarico". In definitiva, secondo il tribunale del riesame, si e' in presenza di due differenti versioni dei fatti e "gli indizi, sebbene esistenti, non sono gravi". 

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