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Venerdì, 29 Marzo 2024

Reportage | Botte, fame e canzoni: il viaggio dentro al "cuore" di Rosa Balistreri

Il suo canto drammatico, la sua vita strozzata e la sicilianità mai rinnegata. Rosa Balistreri, la cantastorie nata a Licata e morta altrove. Lei, è la voce della Sicilia che urla, la terra dei pescatori e delle piccole ma grandi donne. Niente lusso per Rosa, il suo essere ‘maschiaccio’ buono e la sua voglia di ripartire sempre e comunque.

Rosa Balistreri ha ricominciato tante volte, le sue canzoni spesso sono un inno al dolore e all’amore. La passione per un uomo che è andato via troppo presto, ad accoglierlo la profondità del mare. Lo ha aspettato Rosa, ma quell’uomo giovane e pescatore non è più tornato. Scalza, ha morso la vita, facendo a pugni con un destino troppo spinoso.

Del dolore Rosa Balistreri ne ha fatto canzone, ha cantato tra la sua gente al mercato ed ha  tentato di spingere via miseria e dolore. La cantastorie è nata nel 1927, oggi vive nel ricordo delle sue canzoni, al sole di una Licata che forse in passato non l’ha rispettata a dovere. Una umile targa, la casa di Rosa ha ancora le finestre aperte, come a volere fare uscire le note delle sue intramontabili canzoni.

Una voce carica e profonda che ha sgomitato anche nella borghesia, la stessa che per un attimo l’ha tradita. “Non farmi dimenticare” ha detto ad un suo caro amico, il ‘professore’ Enzo Marrali. Lui, ha raccontato la vita di Rosa ai microfoni di Agrigentonotizie. A parlare della “spigolosa” Balistreri, anche  Nicolò La Perna. Una rosa spinosa, proprio come la vita della donna figlia di falegname e vittima di qualche violenza. Nella strada della cantante, anche Palermo e poi ancora un amore sbagliato. Dopo ‘Iachinazzu’, arriva il figlio dei nobili, che con l’inganno costrinse la donna a rubare. Leggenda narra che Rosa Balistreri fu anche avvicinata da un parroco. Lei, lo allontanò più volte. Rosa Balistreri andò ancora via, lasciando Palermo: terra che sentiva tanto sua e musa dei suoi brani.

Una valigia di cartone, partì ancora Rosa Balistreri cercando come una forsennata la fortuna altrove. Fu dura lasciare la trinacria. La cantautrice si lasciò trasportare dal suo cuore. Nero su bianco la passione per il pittore, Manfredi Lombardi. Ad apprezzare la rocciosa siciliana, anche Dario Fo e Ignazio Buttitta. Ma Rosa Balistreri cadde ancora, questa volta in un tunnel maligno. La depressione fu una compagna disgraziata per la cantante. E via, Rosa scriveva canzoni. Note strozzate da quel dolore che mai l’ha lasciata, martoriando le sue giornate, anche in carcere. Nel suo percorso anche Sanremo.  

"Rosa canta e cunta", ma spesso la sua terra non sente. La vita amara di Rosa Balistreri finì a Palermo. Luogo che per lei è sempre stato fonte di ispirazione profonda. La donna morì negli anni ’90 spegnendosi nell’ospedale palermitano di Villa Sofia, colpa di un ictus celebrale. Licata ha scelto di commemorarla, giorno 21 marzo. Promotore dell’evento, Gino Pira. Al teatro ‘Re Grillo’ l’anniversario della nascita di Rosa. Tutti i piedi per ricordare una donna, che oggi vive bene nei ricordi. Rosa Balistreri non è morta, la roccia vive nelle sue canzoni. Grazie maestra.

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