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Cronaca

Il sogno si ferma a Parma, Agrigento non sarà Capitale della Cultura 2020

Le speranze erano tante, ma la giuria di selezione, presieduta da Stefano Baia Curioni e composta da economisti, docenti di diritto amministrativo e di storia dell'arte, ha preferito il progetto della città emiliana

Agrigento non ce l’ha fatta. Non sarà la "Capitale italiana della Cultura 2020". Parma ha avuto la meglio sulle altre candidate, arrivate in finale. Eppure le speranze erano tante, ma la giuria di selezione, presieduta da Stefano Baia Curioni e composta da sette economisti, docenti di diritto amministrativo e di storia dell'arte, ha preferito il progetto della città emiliana.

L'amarezza dopo la sconfitta: "Gli agrigentini hanno già vinto"

Parola alla commissione 

"I progetti che ci sono stati presentati in queste settimane sono stati messaggi in bottiglia che hanno dato l'immagine del nostro Paese in parte diversa da quella che siamo abituati a vedere. Ci hanno raccontato la straordinaria capacità - ha spiegato il presidente della commissione - delle nostre comunità. Capacità di risalire su imbarcazioni qualche volta travolta dalle tempeste per ripartire senza lamenti e senza recriminazioni. Se esiste un tratto comune a molte delle città che si sono presentate, è la tenuta civile del desiderio di riscatto davanti a grandi difficoltà. Abbiamo ascoltato progetti pieni della volontà di riscattare le violenze operate sul territorio e su paesaggi naturali e storici fra i più straordinari del mondo come quello di Agrigento. Progetti che si stagliano contro la violenza della natura, come nel caso di Macerata. Contro la violenza nascosta nei processi accelerati di crescita urbana, come nel caso di Bitonto. In alcuni altri casi, il riscatto si è confrontato con momenti di grande difficoltà amministrativa come nel caso di Parma. In altre ancora, come per Casale Monferrato, il progetto ha mostrato una capacità esemplare e portata con efficacia commovente di prendere fra le mani il dolore personale provocato da una crisi ambientale di proporzioni tragiche per renderlo sorgente di un progetto orientato al bene comune".

La commissione ha evidenziato, per tutte le candidate, la capacità di fare alleanza con le Regioni d'appartenenza e fra pubblico e privato. Ad Agrigento è stata riconosciuta, come ad altre candidate, anche la "creatività della produzione culturale per rilanciare l'attrattività nei confronti dei visitatori".

L'annuncio del ministro Franceschini

"Quando abbiamo avuto quest'idea, per la capitale europea della cultura del 2019, abbiamo visto quanto le città finaliste, erano sei, abbiano messo progettazione, idee complessive, rapporto pubblico privato, vocazione della città, valorizzazione del patrimonio. Abbiamo detto - ha affermato il ministro Dario Franceschini, prima di aprire la busta, - perché disperdere? Proviamo a farla ogni anno. E' partita con scetticismo, in realtà abbiamo visto, anno dopo anno, quanto si è affermata, quanto è importante la competizione. Abbiamo visto come ha funzionato per le capitali precedenti: Mantova, Pistoia, quest'anno Palermo. Quanto ha portato in termini di visibilità nazionale e di crescita. Ed è cresciuta la capacità di progettazione.  Un percorso di crescita che offre alla città che vince non soltanto il milione di euro che lo Stato mette a disposizione. Quest'anno si aggiunge, abbiamo firmato ieri un protocollo con Enel, anche il progetto sulla messa a disposizione una rete elettrica per bici e trasporto elettrico. Ed è importante per un modello di sviluppo e turismo sostenibile, eco-compatibile. So bene - il ministro Franceschini si è avviato all'apertura della busta - che una città festeggia e altre provano una grande delusione, ma è così la competizione. Ma essere nella short list, fra un po', sarà come essere candidati all'Oscar ed è un veicolo promozionale. Essere finalista della 'Capitale italiana 2020' è comunque un grandissimo risultato".

L'apertura della busta

"La commissione si è dimostrata assolutamente impenetrabile ad ogni forma di suggerimento o pressione politica. E sono molto orgoglioso di questo - ha detto il ministro Dario Franceschini aprendo la busta - . Capitale italiana per la cultura 2020 è la città di Parma", ha, dunque, ufficialmente annunciato, a cui è seguito un lungo e forte applauso.

Ecco la motivazione

"Esempio virtuoso di elevata qualità nella progettazione territoriale a base culturale. I suoi punti di forza rappresentati, in particolare, dalla capacità di attivare e coordinare un sistema estremamente complesso di soggetti, allargato su base territoriale estesa. Il progetto, infatti, enfatizza un forte e attivo coinvolgimento dei privati e delle imprese del territorio, una stretta relazione con il mondo dell'università e della ricerca, con il mondo della cultura del welfare, della presenza di un rapporto consapevole tra rivitalizzazione urbana, integrazione sociale e produzioni culturali con riferimento esplicito all'attivazione di distretti, da un sistema di offerta culturale di ottimo livello realizzato con attenzione ai giovani, all'integrazione fra discipline artistiche con particolare riferimento alla tradizione musicale, da una forte capacità di infrastrutturazione culturale e di gestione dei sistemi di accoglienza e gestione dell'attrattività in vista della sostenibilità complessiva. Il progetto è quello proposto dalla città di Parma, pertanto la giuria propone al ministro Franceschini di proclamare Parma città 'Capitale della Cultura 2020'".

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Domani alle 11, ventiquattro ore dopo il “verdetto” di oggi, il sindaco Lillo Firetto ha già programmato – all’ex collegio dei Filippini - una conferenza stampa alla presenza di quanti hanno sostenuto il progetto e di tutti coloro che hanno animato, con grande passione ed impegno, queste settimane di attesa e l'allestimento di un intero programma di 366 giorni per lo straordinario compleanno della città.

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