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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Raffadali

Barbieri e parrucchieri chiusi, creata task force contro gli abusivi

La Cna si è mobilitata per chiedere con forza la riapertura anticipata delle attività e la lotta all’esercizio abusivo della professione

Saracinesche abbassate - per effetto dei decreti anti-Covid - da quasi 2 mesi. Vita facile, nel "mondo" di barbieri, parrucchieri ed estetiste, per gli abusivi. Ma a Raffadali è stata creata una task force per contrastare proprio il fenomeno dell’abusivismo. Il sindaco di Raffadali, su sollecitazione delle operatrici e degli operatori che si occupano della cura e del  benessere della persona, ha assicurato attraverso i controlli delle forze dell’ordine la tutela delle regolari attività di parrucchieri, barbieri e centri di estetica.

Silvio Cuffaro ha partecipato ad una videoconferenza, organizzata dalla Cna locale, alla presenza del presidente Giovanni Lombardo, dei vertici provinciali, Francesco Di Natale e Claudio Spoto, e di quelli regionali, con il segretario Piero Giglione e il coordinatore del settore Francesco Cuccia. La confederazione, in questi giorni, si è  mobilitata, nei vari livelli, per chiedere con forza la riapertura anticipata delle attività e la lotta all’esercizio abusivo della professione.

"In assenza di aiuti – hanno detto in coro i professionisti – si corre il serio rischio che venga decretata, dopo tanti sacrifici ed investimenti, la morte del nostro lavoro”.  La Cna, dal canto suo, ha illustrato tutte le iniziative messe in campo, fino ad oggi, per spingere il governo nazionale a rivedere la programmazione della ripresa dei codici Ateco e a quello regionale di ottenere possibili deroghe, tenuto conto che nel nostro territorio la parabola del contagio è ormai prossima allo zero. "Rispetto a questo comparto – conclude la nota – la Cna, che rinnova l’appello alla sensibilità di chi ha responsabilità di governo, è fortemente preoccupata per il destino di numerose imprese, per le quali l’ulteriore slittamento suonerebbe come una sonora condanna  a morte. E questo, francamente, non dobbiamo consentirlo”.  
 

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