L'agguato al porto ai danni del cognato, parte processo a pescivendolo
La difesa di Gianni Tuttolomondo, 49 anni, ottiene l'estromissione dal fascicolo di alcune prove
Cinque anni e mezzo dopo l’agguato al porto, la fuga dall’ospedale del ferito e l’arresto del presunto killer, parte il processo a carico del pescivendolo Giovanni Tuttolomondo, 49 anni, cognato di Libertino Vasile Cozzo, 42 anni, destinatario – sostiene l’accusa - dei colpi di arma da fuoco dell’imputato. I difensori, gli avvocati Salvatore Cusumano, Alfonso Neri e Salvatore Pennica, hanno sollevato alcune eccezioni preliminari, relative all’utilizzabilità di alcuni atti.
I giudici della prima sezione penale presieduta da Alfonso Malato, in parte, gli hanno dato ragione e hanno disposto l’estromissione dal fascicolo di alcune prove e, in particolare, di una consulenza medico legale e di un filmato di videosorveglianza che sarebbero stati acquisiti e approfonditi “in assenza delle garanzie difensive previste dal codice”.
Si torna in aula il 22 ottobre per dare incarico a un perito di trascrivere tutte le intercettazioni. Vasile Cozzo riuscì a salvarsi solo grazie alla prontezza di riflessi con cui nascose la testa sotto un furgone. Tuttolomondo è accusato di avere esploso otto colpi di pistola per uccidere il cognato col quale erano sorti contrasti di natura passionale.