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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Villaggio Mosè

"Nascondevano penne-pistola e una 7,65": arrestati il boss Massimino e il nipote

I carabinieri hanno anche sequestrato circa 200 cartucce di vario calibro e un rilevatore di frequenze: tutto era nascosto, in buste di nylon e contenitori di plastica, fra foglie secche e rami

Sarebbero stati trovati in possesso di una pistola con matricola abrasa e 200 cartucce di vario calibro. I carabinieri - dopo un blitz al Villaggio Mosè - hanno arrestato il cinquantunenne agrigentino Antonio Massimino e il nipote Gerlando di 26 anni. Sequestrate anche due "penne pistola" alla "James Bond".

Una ventina di militari hanno, nelle ultime ore, fatto irruzione nella villa di Antonio Massimino. E' stata effettuata una minuziosa perquisizione domiciliare ed è saltata fuori un’arma da fuoco, una semiautomatica calibro 7,65, con la matricola totalmente abrasa. Una pistola con  caricatore, completo di sei cartucce, inserito e dunque verosimilmente pronta all’uso. Vicino al “ferro”, i militari hanno anche trovato circa 200 cartucce di vario calibro e infine due penne pistola calibro 6,35, uguali a quelle viste nei film degli "007".

Trovato anche, e sequestrato, un rilevatore di frequenze. I carabinieri, al tramonto, hanno notato dei movimenti sospetti intorno alla villa di Massimino. In pochi attimi, gli investigatori hanno deciso per una irruzione. Durante la perquisizione, insospettiti da un cumulo di foglie secche stranamente riposto su un sacco nero abbandonato nei pressi dell’abitazione, i carabinieri hanno rimosso foglie e rami e hanno aperto l’involucro. "Occultati in buste di nylon e contenitori di plastica, sono saltate fuori le armi e le munizioni, comprese le due 'penne-pistola alla James Bond' - ricostruiscono, ufficialmente, dal comando provinciale dei carabinieri di Agrigento - . Gli agrigentini Antonio e Gerlando Massimino sono stati arrestati e, adesso, dovranno rispondere dell'ipotesi di reato di detenzione illegale di armi da fuoco clandestine e ricettazione. Per Antonio - prosegue il comando provinciale dell'Arma - è scattata anche la denuncia per violazione degli obblighi derivanti dalla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno alla quale si trovava sottoposto". Entrambi gli indagati sono stati portati al carcere "Di Lorenzo". 

Le armi trovate dai militari saranno ora esaminate dagli specialisti del Ris di Messina che le sottoporranno a particolari esami comparativi per stabilirne ogni eventuale utilizzo anche in recenti fatti di sangue.

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