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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Favara

Pestaggio mortale per un rimprovero, chiusa l'inchiesta: ci sono altri due indagati

Notificati gli avvisi di conclusione delle indagini. Sotto accusa pure Salvatore Pecoraro, 26 anni, e Gabriele Ceresi, 32 anni, accusati di avere tentato di sviare le indagini

La Procura non arretra di un centimetro e, dopo la bocciatura da parte del tribunale del riesame delle ordinanze cautelari, manda tutti a processo. Il pubblico ministero Matteo Delpini ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari – atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio – per i quattro arrestati nell'ambito dell’inchiesta per il presunto pestaggio di Bennardo Chiapparo, 68 anni, morto il 10 febbraio dell’anno scorso, 9 giorni dopo avere battuto la testa per terra a causa – secondo l’accusa – di un violento pugno ricevuto.

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Nell’indagine spuntano altre due persone, estranee al presunto pestaggio mortale, che avrebbero cercato di sviare le indagini. Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal gip Alessandra Vella ed eseguito dai carabinieri lo scorso 5 dicembre. In carcere è finito Antonino Pirrera, favarese di 40 anni, principale indagato. Domiciliari per Giovanni Ruggeri, 42 anni, Carmelo Pullara, 27 anni, e Michele Sorce, 34 anni, tutti di Favara. L’accusa ipotizzata per tutti è di omicidio preterintenzionale e lesioni ai danni di uno dei figli di Chiapparo che si fratturò un braccio nelle fasi della presunta aggressione. Il tribunale del riesame, al quale si sono rivolti i difensori, gli avvocati Alfonso Neri e Salvatore Pennica, ha annullato l’ordinanza e li ha rimessi tutti in libertà sostenendo che la ricostruzione dei fatti, basata quasi esclusivamente sul racconto dei figli di Chiapparo, è incerta e lascia molti dubbi.

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La Procura, invece, insiste e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato anche a Salvatore Pecoraro, 26 anni, e Gabriele Ceresi, 32 anni, anche loro favaresi. Pecoraro è accusato di false dichiarazioni al pubblico ministero, Ceresi di favoreggiamento. Il primo, sentito tre settimane dopo i fatti, nonostante avrebbe assistito personalmente all’agguato, dichiarò di non avere visto nulla. Ceresi, titolare di una tabaccheria, avrebbe invece negato di avere appreso dal figlio di Pirrera che lo stesso era stato aggredito da Chiapparo.

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