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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Palma di Montechiaro

"Sparò sei colpi di pistola in testa e al torace al vicino", condanna definiva e arresto

La Cassazione rigetta il ricorso del trentenne di Palma, che dovrà scontare otto anni

Ricorso inammissibile e condannato a otto anni di reclusione, quindi, che diventa definitiva. Nelle ore il pubblico ministero Salvatore Vella firmerà l'ordine di carcerazione per 30enne di Palma di Montechiaro, ma residente a Camastra, ritenuto colpevole in tutti i gradi di giudizio per vincere di uccidere a colpi di pistola il trentanovenne Domenico Mancuso, col quale aveva avuto dei contrasti di natura mai chiarita.

L'uomo, difeso dagli avvocati Salvatore Collura e Antonio Impellizzeri, è stato arrestato il 6 dicembre del 2014 con l'accusa di successo omicidio e porto illegale di arma. Il giovane, poche ore dopo la sparatoria, sapendo di essere ricercato dai carabinieri, si era presentato in caserma a costituirsi spontaneamente ma non ha mai spiegato i motivi del gesto né reso qualunque confessione come, in un primo momento, qualcuno aveva ipotizzato. La sera del caso omicidio, secondo la ricostruzione dell'episodio fatta dal pm Salvatore Vella, Mancuso si trovava a bordo della sua Fiat 500 quando sarebbe stato affiancato da una Fiat Punto.

Dall'utilitaria sarebbe sceso il trentenne con una pistola in mano e avrebbe esploso sei colpi che hanno colpito Mancuso all'emicostato, al ginocchio, alla spalla, alla testa ea un braccio. Una tempesta di fuoco che, comunque, per buona parte è andata a vuoto. I proiettili hanno perforato il paraurti e colpito solo di striscio la vittima che ha riportato lievi ferite. Mancuso ha innestato la retromarcia ed è fuggita evitando che possa modificare il tiro e completare l'opera uccidendolo. La sparatoria è avvenuta proprio nel corso principale di Camastra.

Il gup Stefano Zammuto al tempo stesso escluse la premeditazione riducendo la pena sensibilmente rispetto alla richiesta dell'accusa. Il giudice, oltre alla condanna, ha disposto la misura di sicurezza per due anni. Il pubblico ministero Salvatore Vella, in precedenza, a conclusione della requisitoria, proposto la condanna a 21 anni di carcere. La sentenza di primo grado è stata emessa il 26 gennaio del 2016. I difensori l'hanno impugnata ma la Corte di appello di Palermo l'11 novembre dello stesso anno l'ha confermata. Adesso è arrivato l'ultimo verdetto della prima sezione della Corte di Cassazione.

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