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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Palma di Montechiaro

Ammazzato con 7 colpi di pistola, l'anziano genitore ha tentato di coprire il figlio: "L'ho ucciso io"

L'omicidio di Ignazio Scopelliti sembrerebbe avere le caratteristiche della "giustizia fai da te". Caratteristiche contro le quali, già più volte, hanno "tuonato" il procuratore capo Luigi Patronaggio e l'aggiunto Salvatore Vella

E' stato centrato da 7 colpi di pistola. Una decina invece - quasi un intero caricatore - i proiettili esplosi, con una calibro 9, da Raimondo Burgio contro il cognato Ignazio Scopelliti. Erano le 10,40, ieri, quando in via Palladio - nel centro di Palma di Montechiaro - si consumava un omicidio che sembrerebbe avere le caratteristiche della "giustizia fai da te". Caratteristiche contro le quali, già più volte, hanno "tuonato" il procuratore capo Luigi Patronaggio e l'aggiunto Salvatore Vella.

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Raimondo Burgio, 35 anni, venditore ambulante di bombole del gas e acqua, difendeva la sorella. Voleva che l'ormai (era in corso la separazione) ex cognato si allontanasse dalla donna, che la lasciasse in pace. Cosa che il quarantacinquenne Ignazio Scopelliti, bracciante agricolo disoccupato, non faceva. Perché ogni scusa era buona per recarsi a casa del suocero e per riesplodere - cercando forse, maldestramente, di recuperare la relazione coniugale - dissapori, dissidi e screzi. E così sarebbe accaduto anche venerdì mattina.

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I carabinieri della stazione di Palma di Montechiaro, quelli del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Licata e quelli del nucleo Investigativo del reparto Operativo del comando provinciale di Agrigento - tutti coordinati dal sostituto procuratore Emiliana Busto - sono riusciti, nel giro di poche ore, non soltanto ad inquadrare i contorni del delitto, ma anche a stringere il cerchio. In serata, infatti, Raimondo Burgio - che ha nominato quale suo difensore l'avvocato Santo Lucia - è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto.

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L'omicidio era avvenuto a pochi passi dall'abitazione del suocero di Scopelliti, quindi i congiunti dovevano sapere. E' stata questa la premessa investigativa dei militari dell'Arma che hanno portato, fra gli altri, in caserma il suocero e il cognato della vittima. L'anziano pare - secondo la ricostruzione dei carabinieri del comando provinciale - che si sia assunto la responsabilità del fatto di sangue. Ma ai carabinieri qualcosa non tornava. Vi sarebbero state delle discrepanze fra i racconti di padre e figlio. Motivo per il quale, Pm e carabinieri, hanno subito sospettato di un maldestro tentativo dell'anziano di coprire il figlio. Raimondo Burgio, durante tutto l'interrogatorio, ha però sempre negato ogni sua responsabilità. 

IL VIDEO. Si stringe il cerchio attorno ai familiari della vittima 

Entrambi sono stati sottoposti all'esame dello Stub. E i carabinieri adesso attendono, dal Ris di Messina, i risultati. Così come al Ris di Messina è finita, per i rilievi balistici, anche la pistola calibro 9 - che è stata consegnata - che è risultata essere legalmente detenuta. L'attività investigativa - consistita anche in una raffica di perquisizioni - ha consentito, poi, ai carabinieri di trovare quella che è stata definita, dagli stessi investigatori, la "prova regina": ossia il filmato di una telecamera di video sorveglianza che ha immortalato il momento del delitto. 

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