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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Morte di Enzo Rigoli, il consulente della Procura: "Sanitari negligenti ma situazione era disperata"

Il medico legale Giuseppe Ragazzi censura l'operato degli imputati ma aggiunge: "Non so se si sarebbe salvato"

I medici sono stati senza dubbio “negligenti nei tempi e nelle modalità del trattamento”. Vincenzo Rigoli doveva andare in sala operatoria immediatamente “perché nell'incidente riportò gravi lacerazioni epatiche e lesioni polmonari”. Tuttavia, malgrado la censura sulla condotta dei medici, secondo il medico legale Giuseppe Ragazzi, che ha eseguito una consulenza per conto della Procura, “la prognosi sarebbe stata con ogni probabilità infausta, le possibilità che il ragazzo si salvasse erano poche da subito perché ha riportato gravi lesioni agli organi e peraltro soffriva di una broncopatia”. Il consulente della Procura ribadisce le sue tesi ma i medici legali incaricati dai genitori del ragazzo, morto in un incidente stradale la notte del 17 dicembre del 2012 in contrada Gasena, replicano e ribadiscono che “un corretto approccio terapeutico, con buone probabilità, avrebbe potuto portare a un esito diverso”. Gli imputati, davanti al giudice monocratico Maria Alessandra Tedde sono l’ex primario di Chirurgia del San Giovanni di Dio, Salvatore Napolitano, e il medico dello stesso reparto Sergio Sutera Sardo, accusati di omicidio colposo. L’inchiesta inizialmente coinvolgeva altri quattro medici.

Il ragazzo morì qualche ora dopo lo schianto della sua Citroen C3 contro il guardrail. Sulle prime non sembrava neppure un incidente grave ma le lesioni interne riportate dal diciannovenne si rivelarono fatali. La Procura, proprio sulla base della consulenza di Ragazzi, aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta. I genitori Giuseppe Rigoli e Michela Frasca si sono opposti per due volte e, alla fine, il gip Alessandra Vella dispose l’imputazione coatta per Napolitano e Sutera Sardo, archiviando l’indagine per gli altri quattro colleghi: un chirurgo, un’anestesista e due sanitari del pronto soccorso. Le posizioni di Napolitano e Sutera Sardo erano apparse da subito le più delicate perché il primario, secondo quanto scriveva lo stesso pm che però aveva escluso un nesso fra la sua condotta e la morte, era arrivato due ore dopo essere stato avvisato da un collega. A Sutera Sardo, invece, viene contestato di avere atteso l’arrivo del primario, residente a Gela, senza intervenire chirurgicamente.

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