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Cronaca

La morte di Chiara La Mendola: "La buca non c'entra e nessuno l'aveva segnalata"

Dopo la requisitoria del pm che ha chiesto la condanna a un anno e sei mesi di reclusione, spazio alle arringhe dei difensori del dirigente dell'Utc e del funzionario imputati

"La buca non c'entra nulla con l'incidente stradale di cui è stata vittima la povera Chiara La Mendola, se il suo scooter fosse finito su un fosso di dodici centimetri il mezzo si sarebbe ribaltato e la ruota non sarebbe di certo rimasta gonfia. In ogni caso tutti i testimoni ci dicono che nessuno ha mai segnalato la presenza di quella buca".

Dopo la requisitoria del pm Calogero Montante, che ha chiesto la condanna a un anno e sei mesi dei due imputati - il dirigente dell'Utc Giuseppe Principato e l'ingegnere Gaspare Triassi, responsabile del servizio di manutenzione stradale - questa mattina è stato il turno delle arringhe difensive. Per primo ha discusso l'avvocato Giuseppe Scozzari, difensore di Triassi.

"Chiara La Mendola morì per colpa della buca", chieste due condanne

L'incidente in cui perse la vita la ragazza ventiquattrenne è avvenuto il 30 dicembre del 2013 nel viale Cavaleri Magazzeni. La giovane perse il controllo dello scooter e finì sotto una Nissan Micra guidata dall'ottantunenne Giuseppe Valenti, a causa - sostiene l'accusa - della presenza di una buca. Ai due funzionari viene contestato di non avere provveduto a mettere in sicurezza la strada, eliminando o segnalando la buca. 

"La Procura si è sforzata di cercare dei colpevoli a tutti i costi - ha attaccato Scozzari - e poi ha nominato come consulente un geometra che, con tutto il rispetto, non ha queste competenze ed è stato in grado solo di fare ragionamenti per esclusione". Scozzari ha attaccato a lungo il consulente tecnico della Procura Pietro Munzone e lo stesso pm di udienza Calogero Montante: "Dovrebbe chiedere scusa ai familiari della vittima prima ancora che agli imputati per non avere neppure saputo interpretare correttamente gli esiti del dibattimento".

Infine l'avvocato Antonino Manto, difensore di Principato, ha aggiunto: "Il processo è nato e si è sviluppato su una suggestione, il pm ha aderito in maniera fideistica alla tesi della buca anche se nessun elemento del dibattimento ci porta in questa direzione e in ogni caso nessuno del Comune era al corrente della presenza della buca. Gli uffici in maniera continua e costante provvedevano alla riparazione delle buche". 

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