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Cronaca

Quando la solidarietà fa più "rumore" delle chiacchiere, succede ad Agrigento

Centinaia di migranti accolti tra la chiesa del Campo sportivo e i locali degli Scout. Agrigento risponde all'appello: intere famiglie in aiuto ai volontari che hanno assistito i migranti

Succede ciò che da anni accade a Lampedusa. I migranti arrivano, vengono accolti nelle strutture a loro dedicate e poi si allontanano in cerca di un bus o un treno per le città del Nord Italia o per i paesi del Nord Europa. Sono richiedenti asilo e si allontanano spontaneamente dopo l'affidamento alla comunità: nessuno può, quindi, fermarli o costringerli a stare dentro un qualsivoglia Centro d'accoglienza. Né la polizia, né i carabinieri, né - tantomeno - le cooperative che gestiscono gli stessi Centri.

Ma se a Lampedusa questa situazione interessava a "pochi" e le scene non facevano più notizia agli occhi della gente, ad Agrigento ieri in molti hanno gridato allo scandalo, parlando di "invasione", di "scandalosa fuga di massa", di "incredibile vicenda mai vista". Eppure, mentre c'era chi - dietro lo schermo di un pc - era concentrato ad improvvisarsi mentore di chissà quale politico dedicato al Diritto internazionale umanitario, c'è stato chi ha lasciato in pochi istanti lavoro, famiglia e amici per aiutare questa gente disperata. Un'azione solidale che nessuno si immaginava: è bastato qualche annuncio su Facebook e la macchina della solidarietà si è messa subito in moto.

A dirigere la situazione sono stati i ragazzi della Caritas diocesana di Agrigento, con a capo il direttore Valerio Landri. Al loro fianco c'erano i ragazzi della Croce rossa italiana e cittadini come Mario Pardo che, improvvisata una raccolta di denaro sui social network, ha acquistato oltre 500 panini e centinaia di bottiglie d'acqua da distribuire. I migranti, circa 170 in tutto, sono stati divisi tra l'oratorio della chiesa "Madonna della Provvidenza" (Campo sportivo) e i locali degli Scout all'interno dell'ex Collegio dei Filippini di Agrigento per trascorrere la notte al riparo.

Ed è proprio in questi due punti di raccolta che intere famiglie di agrigentini, dopo aver sentito "per caso" l'appello dei volontari, hanno  portato merendine per i bambini, pane, acqua, succhi di frutta, coperte, cappotti, scarpe, cuscini, vestiti e tutto quello che poteva essere utile ai volontari che assistevano i migranti. E' bastato un passaparola tra panifici, supermercati, bar e, più semplicemente, per le strade. Ed ecco che Agrigento si presenta senza batter ciglio. I parrocchiani della chiesa del Campo sportivo, diretta dall'infaticabile don Calogero Proietto, sono riusciti anche a cucinare un bel po' di minestra calda.

C'è stato anche chi ha girato la città in cerca di cartoni che, vista l'emergenza, sono stati adibiti a materassi di fortuna. Una corsa contro il tempo, alla quale si è però riusciti a far fronte. Un'emergenza superata grazie a quelle persone, quella settantina di agrigentini, che anziché stare a parlare del nulla si è tirata su le maniche ed ha silenziosamente lavorato per tutta la notte.

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