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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

La maxi inchiesta sui falsi invalidi, al giudice serve altro tempo per decidere

Slitta il verdetto dei tre stralci processuali in cui sono imputati in sessantanove, la cancelleria deve estrarre altri documenti

Slitta di tre settimane il verdetto della maxi inchiesta sui falsi invalidi, chiamata "La carica delle 104", che ha portato, il 22 settembre del 2014, alla maxi operazione della polizia con quattordici arresti, fra carcere e domiciliari, e altre misure cautelari minori. Questa mattina il giudice dell'udienza preliminare Stefano Zammuto, davanti al quale è in corso, dal gennaio del 2016, l’udienza preliminare a carico di 69 imputati, ha comunicato alle parti che "per ragioni organizzative della cancelleria non è stato possibile acquisire tutti i documenti e gli stralci che servono per la camera di consiglio".

Per emettere il verdetto, infatti, è necessario completare lo studio di centinaia di faldoni. Il giudice, quindi, ha rinviato di tre settimane. Il 22 marzo arriveranno i primi verdetti che seguono, comunque, una ventina di patteggiamenti già ratificati nella fase delle indagini preliminari.

Il processo, istruito dal pubblico ministero Andrea Maggioni, titolare dell'inchiesta trasferito il mese scorso, è stato diviso in tre tronconi. In dieci hanno scelto il giudizio abbreviato, altri dodici hanno chiesto di patteggiare, ottenendo il consenso della Procura e per gli altri, che non hanno chiesto alcun giudizio alternativo, sarà il giudice a decidere se disporre il rinvio a giudizio o il non doversi procedere. I verdetti saranno contestuali perchè, in caso contrario, il giudice ratificando prima i patteggiamenti o decidendo sui rinvii a giudizio, sarebbe diventato incompatibile a decidere per gli altri stralci.

Linchiesta ipotizza un collaudato sistema che, attraverso due “bande parallele” aveva messo in piedi un giro di certificazioni false che, con la complicità di medici infedeli e faccendieri senza scrupoli, attestava invalidità e patologie finalizzate a truffare lo stato e in particolare - da lì il nome dell’inchiesta - ottenere i benefici previsti dalla legge per disabili e rispettivi familiari che hanno la possibilità, fra le altre cose, di ottenere trasferimenti, se sono dipendenti pubblici, nelle proprie province di residenza. Nello stralcio abbreviato del processo il pm Maggioni ha chiesto dieci condanne da un minimo di due anni fino a quattro anni e mezzo. Le indagini, svolte sul campo dalla Digos, "hanno accertato in modo inequivocabile – aveva sottolineato il pm nella requisitoria - l'esistenza di una rete di faccendieri che metteva in contatto medici corrotti con pazienti che erano disposti a pagare per avere l'attestazione di una falsa invalidità da usare per lucrare i benefici della legge 104".

 Due anni di reclusione sono stati proposti per Antonino Cinà, 59 anni, medico otorino; 4 anni e 6 mesi per Antonia Matina, 59 anni, di Favara, ortopedico; 3 anni per Giuseppe Cuffaro, 35 anni, di Raffadali, paziente accusato di avere corrotto i medici per ottenere un falso certificato; 3 anni e 4 mesi per Patrizia Ibba, 39 anni, di Raffadali; 3 anni per il fratello Roberto di 42 anni; accusati pure di avere ottenuto un falso certificato; 2 anni e 6 mesi per altri cinque imputati ai quali pure di avere "comprato" dei certificati medici che attestavano una falsa patologia: Domenico Giglione, 48 anni, di Raffadali; la madre Eleonora Moscato, 82 anni; Giuseppa Barragato, 42 anni, di Palma; Vincenzo Gaziano, 64 anni, di Agrigento, e Giuseppe Aquilino, 57 anni, di Palma. 

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