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Sabato, 20 Aprile 2024
Mafia Siculiana

"Pigliamuni Ostia", dopo la "Banda della Magliana" arrivarono i Triassi di Siculiana

Avrebbero gestito il controllo dei chioschi e delle attività sul litorale di Ostia (Roma), oltre che il traffico di droga e armi. Di loro parlano diversi collaboratori di giustizia. Sono stati arrestati la settimana scorsa dalla Squadra Mobile di Roma

Una volta decaduta la famosa "Banda della Magliana", a gestire il controllo dei chioschi e delle attività sul litorale di Ostia (Roma), oltre che il traffico di droga e armi, ci sarebbe stata la storica famiglia mafiosa Caruana-Cuntrera di Siculiana, tramite i fratelli siculianesi Vincenzo e Vito Triassi, ritenuti i "colonnelli" della stessa famiglia, e i Fasciani dell'omonimo clan di Capistrello (L'Aquila). Gli inquirenti non hanno dubbi: le indagini, sostenute dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia (tra cui anche Gaspare Spatuzza, capo del mandamento di Brancaccio, tra gli esecutori dell'omicidio di don Pino Puglisi), hanno delineato il contesto in cui operavano i fratelli Triassi a Roma.

I due, insieme ad altre quarantanove persone, si trovano ora in arresto. Sono stati catturati la notte tra giovedì e venerdì scorso dagli uomini della Squadra Mobile di Roma, nell'ambito dell'operazione "Nuova alba". L'accusa per loro è di associazione a delinquere di stampo mafioso, ma anche di detenzione e traffico di armi da guerra e di reati in materia di droga. Come emerso dalle indagini, ad esempio, i due avrebbero avuto per le mani una grossa partita di armi (armi corte da sparo e fucili Kalashnikov) provenienti dalla ex Jugoslavia, ricevute da Giuseppe Valentini detto "Tortellino"; le armi sarebbero state il corrispettivo di una partita di sostanza stupefacente e sarebbero state poi destinate alla spartizione tra i Triassi, in veste di rappresentanti a Ostia della cosca "Caruana-Cuntrera", ed il clan Spadaro.

Il collaboratore di giustizia Sebastiano Cassia ha raccontato così ai magistrati le verità sulla criminalità organizzata sul litorale di Ostia. "I Triassi sono i luogotenenti di Gaspare, Pasquale e Paolo Cuntrera e per loro gestiscono il traffico di cocaina e l’usura. Ho avuto modo di incontrare due volte i fratelli Cuntrera a casa dei Triassi: una volta a casa di Vito, l’altra da Vincenzo, nel 2006/2007, ed ho avuto modo di constatare che i Cuntrera davano ordini ai Triassi rispetto al traffico di cocaina ed all’usura. Per due volte, una direttamente una tramite i Triassi, mi venne chiesto dai Cuntrera di commettere per loro degli omicidi nei confronti dei rappresentanti della famiglia Spada di Ostia, dediti in prima persona alle attività delle estorsione e dell’usura. Io non ho potuto dire direttamente no, ma ho temporeggiato. Fino a quel momento, dato il mio rapporto passato con il mio capo Benedetto Spadaro, si dava per scontato che nella contrapposizione Triassi - Fasciani io sarei stato dalla parte dei siciliani. In quel periodo e tuttora Michele Senese sta dalla parte dei Fasciani, anche per il fatto che hanno interessi comuni nel campo della cocaina: fanno forniture comuni e poi ciascuno vende per conto proprio, Fasciani su Ostia e Senese al Quadraro". 

Un'imposizione, quella che volevano mettere in atto i fratelli Triassi, alla quale i Fasciani non sono rimasti a guardare. Nel 2007 e nel 2011, infatti, rispettivamente Vito e Vincenzo Triassi sono stati vittime di agguati e intimidazioni. A raccontarlo ai giudici è stato sempre il collaboratore Cassia, che durante un interrogatorio ha detto che "il ferimento di Vito Triassi nel 2007 è stato eseguito per motivi legati alla gestione dei 'chioschi' sul lungomare di Ostia. Il contrasto, in particolare, riguardava lo stabilimento dei Vigili urbani sul lungomare Toscanelli. L’attentato a Vincenzo Triassi, invece, è maturato per ragioni connesse esclusivamente alla cocaina. I Triassi sono stati quindi estromessi dagli interessi criminali di Ostia che attualmente sono gestiti dagli Spada e dai Fasciani, che gestiscono anche alcuni appalti"

Secondo il collaboratore di giustizia, questa situazione di "pax armata" la si è raggiunta durante una riunione in una sala giochi sotto casa di Vincenzo Triassi, alla quale avrebbero partecipato Vito Triassi, Vincenzo Fasciani, un siciliano detto "zio Ciccio D’Agati" ed uno degli Spada. In quell'occasione, ai Triassi è stato concesso soltanto il traffico di armi

I fratelli Vincenzo e Vito Triassi, originari di Siculiana ma da tempo residenti ad Ostia, sono rispettivamente sposati con Felicia e Nunziata Caldarella, figlie di Santo, condannato per associazione mafiosa con i siculianesi Pasquale Cuntrera e Alfonso Caruana. La famiglia Triassi risultava già legata al clan mafioso dei "Cuntrera-Caruana", la cosca che tra gli anni ’80 e ’90 fu attivissima nel narcotraffico internazionale con il Sud e il Nord America e nel riciclaggio, tanto da guadagnarsi all’epoca l’appellativo di "Rothschild della Mafia" o "banchieri di Cosa Nostra". I fratelli Triassi, nel 1998, furono coinvolti nel tentativo di fuga del boss Pasquale Cuntrera che, scarcerato per una questione formale, stava tentando di fuggire in Canada. Nello stesso anno i due fratelli sono stati arrestati con altre 36 persone, tra i quali anche Giuseppe Fasciani, Giovanni Caldarella e Riccardo Furelli; quest’ultimo in particolare aveva il ruolo di riciclare il denaro proveniente dallo spaccio.

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