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Mafia San Biagio Platani

"Le mani della mafia sulla festa degli Archi di pane", il racconto in aula di un sottufficiale

Il maresciallo del nucleo investigativo dei carabinieri Giovanni Preite: "Pressioni sull'impresa per fare ottenere un contratto per un amico"

"Prima ancora che venisse aggiudicato l’appalto, il sindaco Santo Sabella aveva autorizzato l’impresa di Filippo Cipolla a iniziare i lavori. Quando la gara andò in porto, fece pressioni alla società aggiudicataria Lvf per imporre che lo stesso Cipolla vi lavorasse con un contratto di nolo a freddo di attrezzature”.

Maresciallo in aula racconta indagini

La mafia aveva messo le mani anche sulla Festa degli archi di pane, che ha reso San Biagio Platani famoso in tutta Italia da tre secoli. Lo ha rivelato, ieri, il luogotenente del reparto operativo dei carabinieri Giovanni Preite che ha ricostruito i dettagli dell’inchiesta “Montagna” che, il 22 gennaio dell’anno scorso, ha fatto finire in carcere il sindaco Santo Sabella e, in seguito, ha portato allo scioglimento del Comune da parte del consiglio dei ministri per infiltrazioni della criminalità organizzata. Il sottufficiale, primo teste della lista del pubblico ministero Alessia Sinatra, che all’udienza precedente aveva ricostruito la “mappatura” delle famiglie mafiose, ieri si è soffermato sulla figura di Sabella, imputato di concorso esterno. “In un primo momento non era intercettato - ha spiegato ai giudici della prima sezione penale -, ma era sotto controllo Giuseppe Nugara, ritenuto il capomafia del paese. Abbiamo visto che Sabella, in quel periodo, nei primi mesi del 2014, candidato a sindaco, era in costante contatto con lui e con Raffaele La Rosa (presunto affiliato mafioso) che, peraltro, è suo cugino”.

Il carabiniere ha raccontato l’episodio di un appalto, aggiudicato dall’impresa edile favarese del fratello e del figlio del boss Carmelo Milioti, ucciso dal barbiere nell’agosto del 2003 per dare un segnale al capo provincia di Cosa Nostra Maurizio Di Gati, che avrebbe suscitato gli appetiti delle cosche. “La ditta Comil – ha spiegato – si era aggiudicata un appalto per il ripristino del paesaggio agrario in contrada Montagna. Nugara si attiva subito per avere dei vantaggi e tenta un approccio tramite Giuseppe Quaranta (ex capomafia di Favara e adesso collaboratore di giustizia) per ottenere qualcosa”.

Quaranta manifesta delle perplessità per il cognome “pesante” dei Milioti. “L’intervento fu molto diplomatico e non certo violento come in altri casi”. 

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