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"Aiutò il boss a sottrarsi a indagini e intercettazioni", fiancheggiatrice ai domiciliari

Dopo un anno di carcere, sono stati concessi gli arresti in casa a Maria Salvato, di 45 anni, fioraia di Sambuca, condannata a tre anni di reclusione

Dopo un anno di carcere ha ottenuto gli arresti domiciliari Maria Salvato, di 45 anni, fioraia di Sambuca, accusata di favoreggiamento nei confronti di Leo Sutera. La donna è stata condannata, nel processo di primo grado, a 3 anni di reclusione e adesso il gup del Tribunale di Palermo, Marcella Ferrara, accogliendo l’istanza dei difensori, gli avvocati Sergio Vaccaro e Piero Marino, ha disposto nei suoi confronti i domiciliari.

Nel processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato, Sutera è stato condannato a 18 anni di reclusione e Maria Salvato, assieme a Vito Vaccaro, di 57 anni, e Giuseppe Tabone, di 53, a 3 anni di reclusione per favoreggiamento. Giuseppe Tabone, Maria Salvato e Vito Vaccaro sarebbero stati particolarmente attivi nel coadiuvare Sutera. Lo avrebbero aiutato ad eludere le indagini, salvaguardandone gli spostamenti e la comunicazione. Sutera è da sempre considerato ai vertici dell’associazione mafiosa della provincia anche in forza dei personali rapporti con esponenti di Cosa nostra delle province di Palermo e Trapani. A Sutera si contesta, in particolare, di essere tornato operativo, nell’agosto del 2015, tre anni dopo l’ultimo arresto nell’operazione Nuova Cupola, essendo libero per avere scontato la pena. A partire da agosto di quell’anno, secondo gli inquirenti, avrebbe ripreso a gestire attività mafiose.

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