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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mafia Racalmuto

Il maxi sequestro dei beni all'imprenditore vicino ai boss, la difesa: "Acquisiti lecitamente"

Dopo la richiesta della Dda di confiscare l'intero patrimonio e applicare la sorveglianza speciale, i legali di Calogero Romano hanno illustrato le loro conclusioni

"Tutti i beni sono stati acquisiti in maniera lecita con decenni di attività imprenditoriale puntualmente ricostruiti durante il procedimento". I legali dell'imprenditore di Racalmuto, Calogero Romano, 63 anni, al quale, nel febbraio del 2018, è stato sequestrato un patrimonio di aziende e proprietà stimato in circa 120 milioni di euro che, secondo l'accusa, sarebbe stato acquisito per via della contiguità con Cosa Nostra, replicano alla Dda che, all'udienza precedente, aveva proposto la confisca, vale a dire la definitiva acquisizione da parte dello Stato, di tutti i beni sequestrati.

Chiesta anche la misura di prevenzione personale per tre anni. Si tratta di un provvedimento restrittivo della libertà personale, che ha come presupposto la “pericolosità sociale”, che impone, fra le altre cose, l’obbligo di dimora nel Comune di residenza e quello di rientrare nella propria abitazione negli orari serali. “Non è mai emersa in alcun modo – hanno replicato i legali – la pericolosità sociale”.

Ieri mattina, i giudici della seconda sezione misure di prevenzione, presieduta da Wilma Angela Mazzara, hanno ascoltato l'intervento dei difensori (fra gli altri gli avvocati Salvatore Pennica, Lillo Fiorello e Michele De Stefani) che hanno tentato di dimostrare la legittima provenienza dei beni che, invece, secondo la Dda sarebbero il frutto delle sue connivenze con Cosa Nostra. Romano è titolare o socio di numerose aziende che operano nel campo delle telecomunicazioni e della fibra ottica, nel settore edile e anche di un autodromo. 

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