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Mafia Racalmuto

"Bancarotta da 3 milioni di euro", nuove accuse per Romano

All'imprenditore, di recente destinatario di un sequestro di beni per mafia, la Procura contesta una nuova imputazione di distrazione

Nuove accuse per l’imprenditore Calogero Romano, 62 anni, di Racalmuto, imputato insieme al figlio Leandro in un processo per bancarotta fraudolenta: secondo l’accusa avrebbe sottratto, con operazioni finanziarie fraudolente, beni per circa tre milioni da due imprese finite adesso al centro di un provvedimento di sequestro per presunte contiguità con Cosa Nostra. Si tratta della Ierre e della Mediterranea Cavi. Ieri mattina, davanti al collegio di giudici della seconda sezione penale presieduta da Giuseppe Miceli, il pubblico ministero Cecilia Bavarelli avrebbe dovuto illustrare le sue richieste conclusive di assoluzione o condanna. Invece il magistrato della Procura ha introdotto una nuova contestazione, più precisamente ha modificato il capo di imputazione ritenendo che “il dibattimento abbia fatto emergere una condotta di distrazione di alcune risorse aziendali”.

Un tema complesso sul quale i difensori, gli avvocati Pierluigi Cappello e Raffaele Palermo, ha subito replicato chiedendo numerose prove suppletive. In particolare i legali vogliono citare una serie di professionisti che hanno fatto delle perizie su alcuni beni immobili aziendali. Le richieste saranno precisate meglio all’udienza del 7 dicembre. Qualora il tribunale dovesse rigettare le richieste istruttorie, si passerebbe direttamente alla requisitoria del pm e alle altre conclusioni. In caso contrario i tempi del processo si allungherebbero. La vicenda si incrocia, in parte, con quella di concorso esterno in associazione mafiosa per la quale ha rimediato una condanna in primo grado a sei anni e sei mesi di reclusione. 

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