rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia Palma di Montechiaro

Nicitra e la talpa fra le forze dell'ordine: il boss preoccupato programmava la fuga all'estero

Il re di Roma nord preoccupato per un possibile sequestro dei beni disse alla compagna: "Tanto se divento povero tu rimani lo stesso con me no?"

Era preoccupato di essere intercettato e pianificava di fuggire all'estero dopo aver messo al riparo i suoi beni Salvatore Nicitra (originario di Palma di Montechiaro), il Re di Roma Nord arrestato nell'ambito della operzione Jackpot dei carabinieri. Ad informarlo un appartenente alle forze dell'ordine, come si legge nell'ordinanza che ha portato all'arresto di 38 persone, indagate, a diverso titolo, per associazione per delinquere finalizzata alla frode telematica per il gioco d’azzardo illegale, riciclaggio, intestazione fittizia di beni ed estorsione, aggravate dal metodo mafioso.

L'ex Re di Primavalle ai tempi della Banda della Magliana,"è talmente preoccupato" che "si attiva nel tentativo di scoprire l'esatta portata dell'iniziativa investigativa/giudiziaria a suo carico, interessando anche alcuni appartenenti alle forze dell'ordine". 

Nicitra, secondo quanto si sottolinea nell'ordinanza, individua "la causa delle indagini a suo carico" in un'intervista a un soggetto travisato che, dissertando sulla criminalità organizzata operante nella Capitale, si sofferma "sulla figura del Nicitra, definito come 'il quinto re di Roma' (in contrapposizione alla figura di Massimo Carminati che nel momento storico dell'intervista, a seguito del suo arresto nell'ambito della citata inchiesta di 'Mondo di Mezzo', era stato definito 'il quarto re di Roma')".

'Sergio L'ingegnere', come era conosciuto Nicitra negli ambienti della mala romana, confida ad un suo sodale il contenuto di un colloquio "avuto con l'ignoto soggetto che lo ha messo in guardia da attività investigative/giudiziarie in corso".  

"M'ha detto: 'guardi Salvatore, è un grande piacere, allora io sono qua, ci vediamo sabato però non su via Cassia, ma al Centro. Lo capisci da solo no?'". "Allora a me già m'avevano avvisato" e si legge ancora '"no, ma io non ci casco. Quello addirittura m'ha detto: 'allora guardi Salvato' ti si tanno a litigà per chi ti deve rompe il culo: i carabinieri di via In Selci e la Questura'. M'ha detto: "ti si stanno a litigà, so venuti qua, si so studiati il fascicolo tuo", si legge ancora nell'ordinanza.

Per questo, emerge ancora nell'ordinanza, "Il 12 ottobre 2015, si reca infatti presso il Commissariato di Ps di Flaminio Nuovo, senza alcun apparente motivo, ove, per come emergerà dalle intercettazioni ambientali" ha avuto un "incontro con un poliziotto evidentemente in servizio presso tale Commissariato, al fine di avere notizie aggiornate su un'eventuale indagine a suo carico", si sottolinea.

"Le preoccupazioni di Nicitra per le indagini sul suo conto, aumentano nei giorni a seguire, in particolare in merito a possibili misure ablative patrimoniali", si legge ancora nell'ordinanza.

Preoccupato di essere nel mirino degli investigatori Nicitra aveva pertanto "l'intenzione di lasciare l'Italia" coinvolgendo e "ottenendo l'assenso della compagna". 

In una conversazione "captata il 9 ottobre 2015 alle ore 11,13 a bordo dell'autovettura Fiat 500, si ascolta Salvatore Nicitra che, rivolgendosi alla convivente esclama "Tanto se divento povero tu rimani lo stesso con me no ?" e,  ricevuta risposta affermativa dalla donna, aggiunge "ce ne andiamo alle case popolari".

La donna "di fronte alla prospettiva di un sequestro patrimoniale, propone di scappare all'estero", si aggiunge nell'ordinanza dove si precisa che "Nicitra concorda con l'idea di rifugiarsi all'estero, precisando però che intende continuare a delinquere in Italia".

Proprio in funzione di tutelare il proprio patrimonio e riciclare denaro, sempre nell'ordinanza emerge di quando l'ex sodale della Banda della Magliana Salvatore Nicitra avrebbe voluto acquistare 24 chili di lingotti d'oro dalla Banca dell'Etruria e del Lazio, per riciclare oltre 800mila euro frutto delle sue attività illecite.  

In particolare, a tre degli indagati viene contestato di aver "in concorso tra loro, in esecuzione del medesimo disegno criminoso", compiuto "atti idonei diretti in modo in equivoco a impiegare la somma di euro 808.000,00 (40 mila euro presenti su un conto corrente intestato a Nicitra Salvatore e 768 mila euro su un conto corrente cointestato fittiziamente" a due donne "proveniente da attività delittuose commesse da Nicitra Salvatore" mediante "l'acquisto di metallo prezioso (lingotti d'oro) presso una filiale della Banca dell'Etruria e del Lazio", "in modo tale da ostacolarne la identificazione della illecita provenienza, non riuscendovi per cause indipendenti dalla loro volontà". 

(fonte: RomaToday)

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Nicitra e la talpa fra le forze dell'ordine: il boss preoccupato programmava la fuga all'estero

AgrigentoNotizie è in caricamento