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Mafia

La mafia sotto la lente della Dia, pubblicata relazione semestrale

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie

È stata pubblicata la Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre del 2017, ai sensi dell’articolo 109 del c.d. codice antimafia, Decreto Legislativo 6 settembre 2011, n. 159.

La relazione è consultabile sul sito istituzionale della DIA.

La DIA con la Relazione semestrale informa la collettività sull’andamento del fenomeno mafioso e sui risultati conseguiti.

Si tratta di un contributo essenzialmente conoscitivo, maturato nella consapevolezza che la mafia è un fenomeno complesso di difficile lettura, che va innanzitutto ben compreso, poi interpretato e quindi contrastato, tenendo sempre a mente la massima che Giovanni Falcone auspicava fosse scolpita sullo scranno di ogni magistrato o poliziotto: “possiamo sempre fare qualcosa”.

In sostanza, la cultura “del fare”, che, applicata alle indagini antimafia, diventa “metodo” rivolto a cogliere i nessi e i collegamenti anche tra fatti apparentemente slegati. Un metodo che non può prescindere dagli apporti informativi e dal capitale umano e professionale delle Forze di polizia, di cui la DIA è la naturale espressione interforze.

Un contributo fondamentale e imprescindibile, che costituisce mission istituzionale: quello di centro di diffusione ragionata verso la Magistratura, le Prefetture e le stesse Forze di polizia.

L’Autorità di Governo non ha mancato di ribadire, in più occasioni, l’importanza che riveste la “circolarità del flusso informativo”, richiamata anche nella Direttiva che il Ministro dell’interno ha emanato il 28 dicembre del 2016 per disciplinare i controlli antimafia sugli appalti, indetti per la ricostruzione delle località dell’Italia centrale colpite da tragici eventi sismici.

Proprio alla DIA è stata assegnata una funzione “baricentrica” nell’attività di raccolta degli elementi informativi, funzionali al rilascio della documentazione antimafia alle imprese impegnate nel post-terremoto. Un ruolo di “centralità servente”, paradigma che da sempre ne ispira l’operato, sotto il profilo dell’analisi dei fenomeni mafiosi, di matrice nazionale o straniera.  

È questa la ragione per cui nella Relazione Semestrale, oltre a dare spazio alle attività svolte dalla Direzione Centrale e dai Centri e dalle Sezioni Operative, sono state analizzate anche le principali operazioni di polizia giudiziaria concluse dalle altre Forze di polizia e le pronunce giudiziali del periodo.

Nei capitoli dedicati a ciascuna organizzazione mafiosa sono riportate le motivazioni del Ministro dell’interno a supporto dei Decreti di scioglimento degli Enti locali, nei casi di accertato condizionamento mafioso dell’attività amministrativa, in modo da cogliere e rendere evidenti i modus operandi a volte ricorrenti e allo stesso tempo trasversali tra le diverse compagini criminali.  

Una valutazione che ha posto in luce uno spaccato interessante del modello comportamentale mafioso, indipendente dall’area geografica in cui si esprime, che, con riferimento ai processi di infiltrazione nella pubblica amministrazione, vede nella corruzione l’humus ideale su cui attecchire.

Ci si trova così di fronte a sodalizi proiettati verso un rinnovamento generazionale, in grado di modificare e rimodulare nel tempo le proprie strategie, conservando, da un lato, i tradizionali business mafiosi (come i traffici di droga e le estorsioni) e, dall’altro, orientandosi con maggiore determinazione verso l’acquisizione fraudolenta di aziende sane e di commesse pubbliche.

In tutti i casi, il ricorso alla violenza diventa un’azione residuale, una prevedibile eventualità - nel più tipico concetto di escalation dominance - che cede il passo alla silente contaminazione del territorio.  

Da tempo ormai le organizzazioni criminali hanno “agganciato” il mondo delle imprese. Un’operazione strategica che ha consentito loro di intercettare alcune componenti della società civile alle quali non avrebbero avuto altrimenti accesso. Una rete di contatti divenuta progressivamente vero e proprio “capitale sociale”, insieme alla c.d. area grigia, composta da fiancheggiatori funzionali al conseguimento di obiettivi illeciti, che rende ancora più difficile affrontare l’intreccio tra mafia, corruzione e riciclaggio.

Un’analisi, un approccio che fino a qualche anno fa sembravano validi per i soli territori di elezione e radicamento.  

Un’analisi, invece, che oggi è pienamente valida anche per molte zone del Centro-Nord Italia e di oltre confine; aree dove si avverte una convergenza, un’evoluzione nella collaborazione operativa tra le differenti organizzazioni mafiose. Circostanza che merita un focus particolare.

È per questo che le proiezioni all’estero dei clan sono state esaminate in un capitolo appositamente dedicato, dove vengono tracciate le dinamiche mafiose con riferimento a ciascun Paese, europeo ed extracomunitario, in cui tali perniciose presenze sono state rilevate, tenendo in considerazione anche gli spunti di analisi acquisiti dagli omologhi Organismi collaterali. Tutto ciò nella prospettiva di offrire una panoramica il più possibile concreta delle principali proiezioni criminali all’estero.  

Per ciascuna organizzazione è stata offerta una preliminare “Analisi del fenomeno” che, nel tenere conto delle tendenze per ciascuna registrate nel recente passato, ne traccia le dinamiche, sia sotto il profilo organizzativo che sul piano economico-finanziario e le interrelazioni con la pubblica amministrazione. Uno specifico approfondimento è stato dedicato alle motivazioni sottese allo scioglimento per infiltrazioni mafiose degli Enti locali.  

Quindi, un approccio ragionato al fenomeno che diventa chiave di lettura delle attività investigative sia preventive che giudiziarie concluse nel semestre, puntualmente richiamate nelle singole “Proiezioni territoriali”, ulteriormente ripartite in relazione alla zona geografica di riferimento e all’espansione verso altre aree del territorio nazionale.

La lettura sistematica delle evidenze informative consente, infine, di tracciare i “Profili evolutivi” delle organizzazioni, per come prefigurabili nel prossimo futuro.

L’analisi delle “Organizzazioni criminali straniere in Italia” (capitolo 7) si concentra sulle formazioni criminali di matrice estera maggiormente radicate nel Paese.

L’ottavo capitolo, denominato “Criminalità organizzata italiana all’estero e relazioni internazionali”, innova radicalmente l’approccio alle proiezioni ultranazionali delle organizzazioni mafiose, ora analizzate per singoli Paesi, a loro volta contestualizzati nell’ambito di macroaree di riferimento, intese come “Europa” e “Aree Extra Europa”.

In questo modo è stato possibile cogliere, con maggiore accuratezza, non solo il livello di radicamento in ogni Paese straniero considerato, ma anche le sinergie criminali che le organizzazioni mafiose tendono ad instaurare oltre confine. Nello stesso capitolo vengono contestualmente richiamate sia le attività di cooperazione bilaterale avviate dalla DIA, sia quelle multilaterali assunte sotto l’egida di EUROPOL.

Il nono e il decimo capitolo introducono le attività di natura preventiva in materia di appalti pubblici e di antiriciclaggio, ambiti nei quali la DIA è destinata ad assumere un ruolo sempre più di primo piano, in ragione delle competenze che nel tempo le sono state attribuite. A ciò si aggiunga la proposizione di misure di prevenzione a carattere personale e patrimoniale, sulla base di specifica e autonoma attribuzione assegnata, ai sensi del Codice Antimafia, anche al Direttore della Direzione investigativa antimafia.

Nell’ordine, il capitolo dedicato agli Appalti Pubblici riepiloga le attività svolte dalle articolazioni centrali e periferiche della DIA in questo settore nevralgico, anche nella prospettiva di corrispondere agli indirizzi della Direttiva ministeriale del 28 dicembre 2016, a salvaguardia delle località duramente colpite dagli eventi sismici. Un settore particolarmente delicato, presidiato dall’Osservatorio Centrale degli Appalti Pubblici (O.C.A.P.), incardinato nel I Reparto - Investigazioni Preventive della DIA che, avvalendosi di un apposito sistema telematico, riesce a mantenere un costante collegamento con i Gruppi Interforze locali, finalizzato all’acquisizione e allo scambio di dati relativi alla vigilanza sui cantieri.

Il decimo capitolo è dedicato alle Attività di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio. Un sistema di prevenzione che, proprio nel semestre, è stato oggetto di profonda revisione a seguito dell’entrata in vigore, il 4 luglio 2017, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 90, di recepimento della Direttiva 849/2015/UE (c.d. “IV Direttiva antiriciclaggio). Più nel dettaglio, il primo paragrafo affronta l’analisi e l’approfondimento delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette svolti a livello centrale dalla DIA; il secondo attiene all’esercizio dei poteri di accesso ed accertamento presso banche, istituti di credito, società fiduciarie e altri istituti o società che esercitano la raccolta del risparmio o l’intermediazione finanziaria, delegati in via permanente al Direttore della DIA.  Il ricorso a tali strumenti di natura preventiva risulta spesso propedeutico all’avvio di ulteriori, mirate attività di polizia giudiziaria, altro caposaldo della missione istituzionale della DIA e anche questo caratterizzato da quel ruolo di “centralità servente” attribuito dal Legislatore. Sempre il Codice Antimafia, infatti, all’art.108, prevede che il personale della DIA debba essere costantemente informato dai Servizi centrali e interprovinciali delle Forze di polizia in merito agli elementi informativi in possesso, al fine di rendere sempre più efficace, sotto la direzione ed il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria, l’azione di contrasto alla criminalità organizzata.

Proseguendo, l’undicesimo capitolo Conclusioni mette, infine, a sistema le evidenze di analisi presentate nel corso dell’elaborato, proponendo le “Linee evolutive del fenomeno mafioso” e, alla luce di queste, la conseguente “Strategia di contrasto”.

Uno spazio importante è stato, infine, dedicato agli “Allegati” (cap. 12): si tratta di un’appendice organizzata schematicamente che ripercorre, anche su base statistica e con rappresentazioni grafiche, le principali attività di contrasto concluse dalla DIA e dalle Forze di polizia, tanto sul piano della prevenzione che su quello della polizia giudiziaria.

La Relazione Semestrale – Secondo semestre 2017 si conclude (pag. 378) con il discorso del Santo Padre Francesco ai membri della Commissione Parlamentare Antimafia (21 settembre 2017) e con la “Carta di Milano – Dieci tesi per la lotta alle mafie del XXI secolo”, documento elaborato nel corso del convegno Stati generali – Lotta alle mafie (Milano, 23-24 novembre 2017).

Parte d’interesse per la Sicilia Occidentale.

Nel documento è stato analizzato l’andamento del fenomeno della criminalità organizzata in Sicilia (pag. 66) nonché, in particolare, le proiezioni territoriali in provincia di Palermo (pag. 70), Agrigento (pag. 80) e Trapani (pag. 84).

L’incidenza dei fenomeni criminali, particolarmente di quelli riconducibili a cosa nostra, è stata oggetto di analisi con riferimento alle dimensioni, alla struttura, ai profili evolutivi (pag. 116) ed alle proiezioni ultraregionali, in territorio nazionale (pag. 112) ovvero all’estero (pag. 219).

L’attività di monitoraggio delle imprese interessate alla realizzazione di appalti pubblici è illustrata a pag. 249.

Il capitolo 10 illustra le Attività di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio (pag. 261).

La relazione riporta, fra gli allegati (pag. 323) un’analisi dettagliata dei dati statistici riferiti alla criminalità organizzata operante in Sicilia ed una sintesi dell’attività di contrasto (pag. 329), sia riferita alle investigazioni preventive, sia a quelle giudiziarie, in relazione all’esercizio delle autonome prerogative riconosciute dalla legge al Direttore della D.I.A. nonché alle principali operazioni anticrimine svolte da altre forze di polizia.

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