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Mafia

Accordo fra boss e candidato a sindaco per farsi eleggere? In aula la candidata sconfitta

Rosalba Di Piazza, già bersaglio di insulti su facebook da Santo Sabella, ricostruisce i fatti al processo

Lo scontro fra Santo Sabella e la rivale Rosalba Di Piazza, sconfitta alle elezioni del 2014, continua al processo Montagna. Due anni fa il primo, eletto sindaco e arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa quasi due anni fa, aveva rimediato una condanna per diffamazione per i contenuti di un post su Facebook. “La mignotta ha pubblicato un documento politico su facebook poi consegnato brevi manu all’amico onorevole”. Niente nomi ma il riferimento era abbastanza esplicito visto che, poco prima, c’era stata una lite virtuale e il dibattito politico in un piccolo centro aveva protagonisti a tutti noti. Persino l’allora presidente della Camera Laura Boldrini l’aveva chiamata per esprimerle solidarietà.

Adesso, a distanza di quattro anni, il palcoscenico dello scontro è il processo scaturito dall’inchiesta che ipotizza un accordo politico-mafioso stretto fra Sabella e il boss del paese Giuseppe Nugara che, in cambio di posti di lavoro e appalti per uomini a lui vicini, gli avrebbe dato sostegno elettorale. Il tutto a scapito della candidata Rosalba Di Piazza che ieri pomeriggio è stata sentita al processo, davanti ai giudici della prima sezione penale, presieduta da Alfonso Malato, in cui Sabella, detenuto in carcere dal giorno del blitz, è imputato. La psicologa, costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Luigi Troja, è l’ultimo teste della lista del pm della Dda Alessia Sinatra.

La discussione ha riguardato le posizioni di due candidate della sua lista civica che avrebbero appoggiato, tradendo gli accordi, lo sfidante Sabella portate nel gruppo del Pd da Antonino Nugara, fratello del presunto boss del paese. "Io ero contraria all’alleanza con Antonino Nugara – ha spiegato Rosalba Di Piazza, candidata sconfitta e coordinatrice del Pd a San Biagio Platani – ma alla fine il partito ha preso questo accordo e ci siamo presentati con una lista civica formata da Pd e socialisti”. Una delle due candidate, secondo il racconto della teste, che ha risposto pure alle domande dei difensori di Sabella, gli avvocati Antonino Gaziano e Antonino Mormino, era Rosy Sabella “cugina di Santo, con la quale neppure si salutava ma dopo le elezioni sono tornati in ottimi rapporti". Un tradimento elettorale, al quale l’accusa attribuisce una valenza affaristico-mafiosa, che – secondo la candidata sconfitta – le avrebbe procurato un danno. Ma Sabella chiede di parlare e la smentisce: “Ha perso perché non aveva i voti e basta”. 

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