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Mafia, la maxi inchiesta "Montagna": maresciallo racconta indagini

Il luogotenente dei carabinieri Giovanni Preite: "Inchiesta partita dopo scarcerazione di Francesco Fragapane"

“Nel novembre del 2012, dopo la scarcerazione di Francesco Fragapane, abbiamo avviato l’inchiesta perché credevamo che ci fosse un gruppo di persone a lui vicine con cui organizzava traffici illegali”. Un luogotenente del reparto operativo dei carabinieri, Giovanni Preite, ha ricostruito le indagini che poi sono sfociate nella maxi operazione “Montagna”, che ha disarticolato, con l’operazione del 22 gennaio dell’anno scorso, le nuove famiglie mafiose della provincia di Agrigento.

L'ex sindaco Sabella diserta l'aula

Lo stralcio ordinario per i sei imputati che non hanno chiesto il giudizio abbreviato è iniziato con l’audizione del primo testimone della lista del pm Alessia Sinatra. Prima dell’interrogatorio del militare, i giudici della prima sezione penale, presieduta da Alfonso Malato, hanno dato l’incarico al perito Giovanni Fontana di trascrivere le intercettazioni. Sulla questione c’è stato subito il primo scontro con la difesa e, in particolare, con gli avvocati Antonino Gaziano e Antonino Mormino, difensori dell’ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, ieri presente in aula, che hanno chiesto di trascrivere pure le intercettazioni disposte al carcere Pagliarelli, dove l’ex amministratore si trova da quattordici mesi con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa perché avrebbe stretto un patto elettorale col boss del paese Giuseppe Nugara al quale avrebbe messo a disposizione piccoli appalti e posti di lavoro per persone a lui vicine in cambio del suo sostegno elettorale alle elezioni amministrative del 2014 dove fu eletto sindaco.

I pm chiedono 54 condanne per oltre sei secoli di carcere

Insieme a Sabella sono stati rinviati a giudizio altri cinque imputati. Sono: Domenico Lombardo, 25 anni, di Favara, Salvatore Montalbano, 25 anni, di Favara, Calogero Principato, 26 anni, di Agrigento, Giuseppe Scavetto, 49 anni, di Casteltermini e Antonio Scorsone, 53 anni di Favara. 

Il luogotenente dei carabinieri, che alla prossima udienza, il 4 aprile, completerà il suo interrogatorio e risponderà alle domande dei difensori (nel collegio anche gli avvocati Salvatore Maurizio Buggea, Carmelita Danile, Daniela Posante, Giuseppe Barba e Tatiana Pletto), ha ricordato come, la prima figura, emersa nell’inchiesta sia stata quella di Giuseppe Quaranta, il favarese che poi decise di collaborare con la giustizia. “Nei primi mesi del 2013, Francesco Fragapane, che era stato reggente della famiglia di Santa Elisabetta, sfuggì a un ordine di carcerazione. In quei giorni, intercettando i familiari, abbiamo visto che Quaranta era in contatto con loro”. Il carabiniere ha aggiunto: “Quaranta era il suo braccio destro ma, per sostituire formalmente Francesco Fragapane, tornò dal Belgio il cugino Daniele”. 

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