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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Mafia

"Mi ha denunciato solo per vendicarsi", prima querela per il neo dichiarante

Un macellaio di Favara denuncia Antonino Mangione per calunnia: "Voleva che facessi da mediatore con Massimino per sanare un suo debito"

“Mi ha chiesto se potevo interessarmi per dirimere una controversia che aveva con Antonio Massimino, al quale doveva dare dei soldi. Gli ho detto che non potevo occuparmene perché sono estraneo a questi rapporti e lui si è inventato delle accuse nei miei confronti”.

Il gruppo di Massimino spacciava anche in discoteca

Il raffadalese Antonino Mangione, 38 anni, coinvolto in molte vicende di mafia e droga - dall’inchiesta “Nuova Cupola” a “Proelio” passando per un arresto per spaccio e vicende minori -, rimedia la prima denuncia per calunnia dopo avere avviato un singolare percorso da dichiarante. A denunciarlo è stato un favarese tirato in ballo dalle sue rivelazioni. Mangione ha dato un contributo non secondario per fare scattare l’operazione “Kerkent” che, all’alba di lunedì, ha fatto scattare trentadue arresti, eseguiti dalla Dia, nei confronti del clan legato ad Antonio Massimino, 50 anni, vecchio boss che ha già scontato due condanne per mafia e avrebbe ripreso a gestire gli affari di Cosa Nostra servendosi, soprattutto, di una fitta rete di trafficanti di droga con articolazioni a Palma, Palermo e in Calabria. 

Droga non pagata, scatta la rappresaglia

Mangione accusa Massimino e tanti altri presunti affiliati. Ma non solo. Fra i destinatari anche un macellaio favarese che, nelle scorse ore, insieme al suo difensore, l’avvocato Salvatore Pennica, si è presentato dai carabinieri per denunciarlo per calunnia. Mangione lo indica come il beneficiario di una serie di truffe che lui stesso avrebbe commesso con l’acquisto di merce con assegni falsi. “Gli ho fatto guadagnare 100 mila euro”, dice. Il suo racconto prosegue. “Mi fecero sapere che il debito con Massimino era arrivato a 50 mila euro e io ho fatto presente che non ero nelle condizioni di saldarlo”. A quel punto il macellaio, peraltro collega di Mangione visto che negli anni scorsi gestiva un’attività di questo tipo insieme ai familiari, sarebbe intervenuto per minacciarlo. “Mi ha fatto presente – ha aggiunto Mangione – che Massimino avrebbe voluto sapere dove abitavo facendo capire che ci sarebbero state conseguenze gravi per la mia persona”.

Per il commerciante tirato in ballo, si tratta di totali invenzioni dettate, probabilmente, dalla volontà di vendicarsi per il suo mancato intervento da mediatore che gli era stato sollecitato. 
 

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