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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mafia Camastra

Mafia, inchiesta "Vultur": la figlia del boss immortalata in un video col testimone

Il pm della Dda dispone nuove indagini e acquisisce le immagini della video sorveglianza

Poco prima, durante la sua testimonianza al processo, al pm era sembrato abbastanza compiacente e lo aveva più volte ammonito a dire la verità ricordandogli gli obblighi del testimone. A udienza finita, proprio nel bar di fronte al tribunale, è stato immortalato mentre discuteva fittamente con la figlia del presunto boss Rosario Meli e il fratello dell’altro imputato Calogero Piombo. Una fonte anonima ha rivelato la circostanza alla squadra mobile, che in precedenza ha svolto sul campo l’inchiesta “Vultur”, ed è stato acquisito il video delle telecamere di sorveglianza dell’attività. Non c’è audio e non si sentono le parole. Il pm della Dda Alessia Sinatra, in ogni caso, ha chiesto di produrlo e su richiesta degli stessi difensori, fra gli altri gli avvocati Giuseppe Barba, Angela Porcello e Santo Lucia, sarà proiettato in aula. “Giuseppe Condello venne in negozio insieme ad altre persone dicendomi che dovevo mettermi in regola. Se ne parlai con Rosario Meli? Non ricordo”.

Così, lo scorso 13 dicembre, il commerciante di mobili di Camastra, Calogero Barbara, aveva accusato il boss morto ma non quello vivo. Il primo è il palmese Giuseppe Condello, ucciso quasi sei anni fa insieme all’autista incensurato – Vincenzo Priolo, 27 anni – in un agguato di stampo mafioso non ancora messo a fuoco dagli inquirenti. L’altro è il presunto capomafia di Camastra, Rosario Meli, 69 anni, nuovamente arrestato nell’inchiesta “Vultur” dopo avere scontato una condanna per mafia negli anni scorsi ed essere uscito indenne dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio del vice sindaco del paese Salvatore Curto. Barbara era stato ascoltato, davanti ai giudici della seconda sezione penale, presieduta da Luisa Turco.

La squadra mobile lo aveva interrogato dopo avere intercettato un colloquio con Meli nel quale pareva chiedergli protezione o, comunque, gli raccontava di avere ricevuto una richiesta estorsiva da qualcuno che non veniva individuato. “Giuseppe Condello - aveva raccontato Barbara - venne in negozio facendo finta di essere un cliente e mi chiese alcuni prezzi di mobili. Stavo parlando con alcune persone e gli chiesi di temporeggiare, lo conoscevo come uno che andava in giro a rompere le scatole e aveva avuto problemi con la giustizia. A quel punto lui mi invitò a mettermi in regola e andò via”. Barbara non denuncia l’episodio (“in fondo non mi aveva detto di pagare in maniera chiara”) ma lo conferma in seguito alla squadra mobile e, soprattutto, ne parla col vecchio boss del paese che, secondo gli inquirenti, aveva ripreso le vecchie attività. Nel maggio del 2012 una microspia nella Passat di Meli (nel processo è imputato anche il figlio Vincenzo, 47 anni; Calogero Piombo, 66 anni, di Camastra; e Calogero Di Caro, 71 anni, di Canicattì) registra una conversazione nella quale Barbara racconta di uno “alcolizzato e drogato che è venuto in negozio senza farsi scrupolo dei clienti che c’erano”. Barbara ammise di averne parlato con Meli, senza però confermare che chiedeva la sua intercessione. Poco dopo l’udienza, scandita da tantissimi “non ricordo proprio nulla” e “non saprei di chi e cosa stavamo parlando”, il commerciante (che ha spiegato di dare del “vossia” a Meli il quale lo chiamava semplicemente “Lillo”) si  ferma al bar con la figlia di Meli e il fratello di Piombo.

La circostanza è oggetto di un’attività integrativa di indagine che potrebbe anche portare a ulteriori sviluppi. Si torna in aula il 19 aprile con l'esame degli imputati. 

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