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Mafia, inchiesta "Vultur": confermata condanna di Prato

Due anni di reclusione inflitti dalla Corte di appello al camastrese accusato di avere portato in luogo pubblico due pistole

Due anni di reclusione per l’accusa di avere portato in luogo pubblico due pistole insieme al presunto boss Rosario Meli. Mentre il dibattimento del processo di primo grado per i quattro imputati che non hanno scelto giudizi alternativi è in pieno svolgimento, arriva la sentenza di appello per il camastrese Angelo Prato, 39 anni, unico imputato dell’inchiesta antimafia “Vultur”.

Il verdetto è stato emesso dai giudici della terza sezione della Corte di appello di Palermo che hanno confermato la decisione del gup di Palermo, Ermelinda Marfia. La pena inflitta è ridotta di un terzo perché il difensore, l’avvocato Daniele Re, aveva chiesto il giudizio abbreviato.

Prato in un primo momento era accusato anche di associazione mafiosa ma il gip di Palermo, Giuliano Castiglia, non ha ritenuto sufficienti i gravi indizi di colpevolezza e, il 7 luglio dell’anno scorso, quando scattò l’operazione della squadra mobile, gli applicò gli arresti domiciliari per la sola accusa legata alle armi. Prato è stato condannato per la sola imputazione legata all’avere portato in un luogo pubblico due pistole utilizzate da Meli e dalla famiglia mafiosa. A inchiodarlo è stata un’intercettazione ambientale eseguita nell’automobile di Meli. Il boss, intercettato, istruisce Prato sulle attenzioni da prendere per non lasciare le impronte sull’arma. 

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