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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Mafia

Inchiesta "Nuova Cupola", escluse le aggravanti: ecco la sentenza del processo d'appello "ter"

Le condanne vanno da un minimo di 3 anni ad un massimo di 12 anni. Pena confermata per il boss Leo Sutera che è ritenuto il successore di Giuseppe Falsone al vertice di Cosa Nostra agrigentina  

Alcune aggravanti sono state escluse. I giudici della seconda sezione della Corte d'appello hanno emesso la sentenza per otto degli imputati del processo d'appello "ter", scaturito dalla maxi inchiesta "Nuova Cupola" che ha disarticolato, col blitz del 26 giugno del 2012, le nuove famiglie mafiose della provincia di Agrigento. Le condanne vanno da un minimo di 3 anni ad un massimo di 12 anni. Nel complesso, per effetto del mancato riconoscimento dell'aggravante del riciclaggio delle risorse economiche nell'associazione, le pene sono state rideterminate al ribasso rispetto al secondo processo di appello.  

Mafia, inchiesta "Nuova Cupola": fissato il processo di appello ter

Il nuovo giudizio - il sesto dopo due annullamenti della Cassazione - ha riguardato anche il sambucese Leo Sutera. E' lui, secondo quanto ha accertato il processo, il successore di Giuseppe Falsone al vertice di Cosa Nostra agrigentina. Per il sessantottenne, arrestato il 29 ottobre sempre con la stessa accusa, è stata confermata la condanna a tre anni. Il terzo giudizio di appello doveva accertare se sussisteva o meno l'aggravante del riciclaggio delle risorse economiche in seno all'organizzazione. La pena nei confronti del boss sessantottenne, difeso dagli avvocati Nicola Grillo e Carlo Ferracane, di conseguenza, poteva anche essere aumentata, ma non diminuita. E' stata invece confermata. Mentre il sostituto procuratore generale Emanuele Ravaglioli, nella sua requisitoria, aveva chiesto la condanna a 5 anni e 10 mesi.  

Mafia, inchiesta "Nuova Cupola": il verdetto della Cassazione

Il palmese Francesco Ribisi, 36 anni, ritenuto il numero due di Cosa Nostra è stato condannato a 11 anni e 10 mesi. Esattamente per come chiedeva il procuratore generale. La sentenza dell'appello "bis" era stata, invece, di 15 anni e 4 mesi. In questo caso, i giudici hanno valutato la sussistenza delle aggravanti del riciclaggio e quella specifica, relativa a un episodio di rapina, commessa per finanziare l'associazione mafiosa. I giudici dovevano inoltre stabilire se sussisteva l'aggravante dell'avere commesso il fatto "in più persone riunite". Aggravanti che, invece, sono state escluse.

Depositate le motivazioni della Cassazione

Il braccio destro di Ribisi (difeso dagli avvocati Daniela Posante e Valerio Vianello Accorretti), secondo quanto hanno accertato i processi, era Giovanni Tarallo, 33 anni, di Santa Elisabetta (assistito dagli avvocati Giuseppe Barba e Vincenzo D'Ascola). Nell'appello "bis" la sua condanna era stata 15 anni e mezzo. Adesso è stato condannato a 12 anni. Poco meno degli 11 anni e 10 mesi proposti dal pg.

Fabrizio Messina, 43 anni, di Porto Empedocle, fratello dei boss Gerlandino e Salvatore, è stato condannato a 4 anni. La precedente sentenza era stata, invece, di 6 anni. Mentre il procuratore generale aveva chiesto 5 anni e 4 mesi. L'empedoclino, difeso dagli avvocati Antonino Gaziano e Salvatore Pennica, è l'unico dei quattro che al momento è libero perchè ha già scontato quattro anni.

Per altri quattro imputati - originariamente erano cinque, ma la posizione di Antonino Gagliano, classe 1972, condannato a 8 anni nel processo d'appello "bis" è stata stralciata e quindi verrà giudicato a parte il 15 aprile - il nuovo processo di appello è servito ad esaminare l'aggravante del riciclaggio e quindi, anche in questo caso, la condanna, già definitiva, poteva essere rideterminata.

Luca Cosentino, agrigentino di 42 anni, ritenuto il capo del "gruppo operativo" di Cosa Nostra, è stato, oggi, condannato a 7 anni e 6 mesi. La precedente sentenza era, invece, di 10 anni e 8 mesi: il pm chiedeva 10 anni, 6 mesi e 20 giorni. Pietro Capraro, classe 1985, è stato condannato a 7 anni e 8 mesi mentre la sentenza di appello "bis" gli aveva inflitto 7 anni e 2 mesi (2 mesi in più erano stati chiesti dal pg). Giuseppe Infantino, 37 anni, è stato, oggi, condannato a 8 anni, 10 mesi e 10 giorni mentre la precedente condanna era di 11 anni e 8 mesi: Ravaglioli ne aveva proposti 9. Natale Bianchi, 41 anni, è stato condannato a 8 anni, 6 mesi e 20 giorni (sei mesi e venti giorni in più della richiesta del pg) mentre la precedente sentenza aveva inflitto 9 anni e 10 mesi.

I giudici della Suprema Corte, lo scorso 27 marzo, avevano disposto un annullamento con rinvio, ordinando appunto il terzo processo di appello.

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