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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia Favara

Il pentito Quaranta a processo per abusivismo: "Ho fatto tutto da solo, volevo fare una sorpresa a mia moglie"

L'ex capomafia di Favara scagiona il titolare dell'impresa che gli ha fornito il calcestruzzo e due operai

"Signor presidente, ho fatto tutto da solo. Volevo fare una sorpresa a mia moglie costruendo una piccola casetta in campagna per l'estate. Nè lei, nè gli altri imputati sapevano che si trattava di lavori abusivi".

L’ex capo della famiglia mafiosa di Favara, Giuseppe Quaranta, inquadrato di spalle da una località riservata, perchè nel frattempo, dopo l'arresto nell'operazione "Montagna", ha deciso di collaborare con la giustizia, scagiona tutti e spiega al giudice Giuseppe Miceli di aver fatto tutto da solo. Nell’ottobre del 2014 i carabinieri lo hanno denunciato per costruzione abusiva perché, nella sua abitazione di campagna di contrada Petrusa, al confine fra Agrigento e Favara ma nel territorio del capoluogo, è stato scoperto un abuso edilizio.

I militari hanno fatto un sopralluogo nella villa e hanno trovato una piattaforma di calcestruzzo di 110 metri quadrati del tutto abusiva su cui Quaranta avrebbe voluto realizzare una piccola casa. Insieme all'attuale collaboratore di giustizia sono stati denunciati la moglie Carmela Signorino Gelo che avrebbe commissionato i lavori; Giovanni Graceffa il titolare dell’impresa che gli ha fornito il calcestruzzo, l’autista dell’impresa Pietro Martello e un operaio, Calogero Maglio, 50 anni di Favara. Un nome che ritorna perché figura nella lista degli arrestati della maxi inchiesta “Montagna”, nella quale è stato coinvolto lo stesso Quaranta. Maglio è accusato di essere un affiliato della famiglia mafiosa di Favara.

Oggi Quaranta ha scagionato tutti: "Ho fatto tutto da solo, volevo fare una sorpresa a mia moglie facendole trovare una casetta di 70-80 metri quadrati per l'estate. Invece sono venuti i carabinieri e siamo qua".

Dopo l'audizione di Quaranta, difeso insieme alla moglie dell'avvocato Gloria Lupo, gli altri imputati (difesi dagli avvocati Giuseppe Barba e Tanja Castronovo) hanno rinunciato a farsi interrogare. Il processo riprende il 10 luglio per la requisitoria del pm Calogero Montante e le arringhe difensive.

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