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Mafia Canicattì

Mafia, riparte in appello il processo "Vultur": la difesa chiede di sentire le presunte vittime

Il procuratore generale, invece, vuole produrre la sentenza del processo "Montagna" che attesterebbe l'attendibilità del pentito Giuseppe Quaranta

Il sostituto procuratore generale chiede di produrre il dispositivo della sentenza del processo “Montagna”, dalla quale arriverebbe per la prima volta, secondo il magistrato, il “timbro” di un tribunale sull’attendibilità del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta. La difesa, invece, chiede di sentire tre imprenditori che sarebbero stati vittime di estorsione da parte degli imputati. Il 5 dicembre sarà sciolta la riserva. È ripartito ieri mattina, davanti ai giudici della quarta sezione della Corte di appello, dopo un passaggio del tutto interlocutorio, il processo scaturito dall’inchiesta antimafia “Vultur” che ha fatto luce sui presunti componenti delle famiglie di Camastra e Canicattì. La prima udienza era stata un passaggio lampo, per le formalità di costituzione delle parti, anche perché il collegio di giudici davanti al quale si celebrerà il processo non era correttamente composto.

I giudici del tribunale di Agrigento, in primo grado, lo scorso 22 novembre, hanno inflitto 17 anni e 6 mesi di reclusione a Rosario Meli, 70 anni, ritenuto il capo della famiglia di Camastra; 14 anni e 6 mesi al figlio Vincenzo, accusato di avere gestito gli affari della famiglia di Cosa Nostra in paese e 13 anni e 6 mesi al tabaccaio di Camastra Calogero Piombo, 67 anni, ritenuto il "cassiere" della cosca. Ventidue anni, in continuazione con altre due condanne precedenti, sono stati inflitti a Calogero Di Caro, 72 anni, vecchio boss di Canicattì, tornato in attività - sostiene l’accusa - dopo avere scontato una precedente condanna. I difensori (gli avvocati Angela Porcello, Santo Lucia, Raffaele Bonsignore, Giuseppe Barba, Antonino Reina, Vincenzo Domenico D’Ascola e Lillo Fiorello) hanno impugnato la sentenza che, adesso, sarà ridiscussa. In primo grado era stato deciso anche un risarcimento per tutte le parti civili (imprenditori e associazioni antiracket), rappresentate dagli avvocati Giuseppe Scozzari, Angelo Sutera e Alba Raguccia.  

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