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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia

Racket mafioso a due imprenditori, il pg: "Sentire in aula le vittime"

Imputato il boss Antonio Massimino, di recente tornato in carcere per l'accusa di detenzione di armi, e il presunto braccio destro Liborio Militello

Sentire in aula i due imprenditori, ritenuti vittime di estorsione, per ascoltare la loro versione. È la richiesta del sostituto procuratore generale di Palermo, Rita Fulantelli, che vuole riaprire l’istruttoria al processo di appello a carico del boss Antonio Massimino, 50 anni, arrestato l’8 novembre del 2016 per l'ennesima volta con l'accusa di avere imposto il racket a due noti costruttori agrigentini, e del suo presunto braccio destro Liborio Militello, di un anno più grande. 

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In primo grado, lo scorso 19 aprile, il gup di Palermo, Fabrizio Molinari, ha deciso l’assoluzione di Massimino, che tre settimane fa è tornato in carcere per possesso illegale di armi, e la condanna di Militello a quattro anni di reclusione. 

Sia i pm della Dda Claudio Camilleri e Alessia Sinatra che il difensore di Militello, l’avvocato Giovanni Castronovo (Massimino è difeso dall’avvocato Salvatore Pennica) hanno impugnato il verdetto e la vicenda sarà, adesso, interamente ridiscussa. 

Al centro del processo, svolto con rito abbreviato, tre episodi di racket mafioso ai danni degli imprenditori Ettore e Sergio Li Causi, padre e figlio, noti costruttori agrigentini che il pg, adesso, vuole sentire. La difesa si è opposta e la Corte deciderà l'8 marzo.
 

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