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Mafia

Operazione "Kerket", una "cassa comune" per pagare le spese legali al clan Massimino

I componenti della cosca, secondo quanto ipotizza il giudice, avevano una riserva per sostenere i costi per gli avvocati

“Una struttura organizzativa complessa connotata, peraltro, dalla presenza di una sorta di cassa comune (alla quale attingere per sostenere le spese legali in favore dei componenti del gruppo raggiunti da misure restrittive), dalla disponibilità di armi al cui uso, più volte, Antonio Massimino, si è dichiarato pronto e dalla disponibilità di più luoghi da utilizzare quali basi logistico-operative ed anche per la custodia della droga, nonché di autovetture da impiegare nelle attività di trasporto delle sostanze stupefacenti reperite in Calabria ed a Palermo”.

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Il gip sottolinea le capacità organizzative del clan Massimino che gestiva il narcotraffico con grande impegno. C’erano i guadagni ma c’erano pure le spese. Innanzitutto quelle legali visto che non mancavano gli arresti e i guai giudiziari. 

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E poi ancora: “A seguire, Massimino parla degli ultimi arresti, tra cui quello di Giuseppe Messina, del denaro che serve per le fasi processuali ed invita Vetrano a raccogliere soldi, facendo evidente riferimento al rientro dei crediti per l’attività di cessione della sostanza stupefacente. Poi rimprovera lo stesso Vetrano, responsabile a suo dire, di aver lasciato il furgone incustodito con della sostanza stupefacente sotto l’abitazione di sua figlia, esponendola così al rischio di essere arrestata”. 
 

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