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Mafia, la maxi inchiesta "Kerkent": niente messa pasquale per cinque indagati

Quattro presunti trafficanti di droga e un accusato di sequestro di persona e violenza sessuale si sono visti respingere la richiesta del gip che spiega: "Non ricorrono indispensabili esigenze di vita che devono essere valutate secondo criteri di particolare rigore”

Niente messa pasquale per cinque indagati dell’operazione antimafia “Kerkent” che ha disarticolato, con l’operazione della Dia, scattata il 4 marzo, la nuova famiglia mafiosa di Agrigento che sarebbe stata allestita attorno al boss Antonio Massimino. Il gip di Palermo, Walter Turturici, rigetta la richiesta di alcuni indagati, detenuti agli arresti domiciliari, che chiedevano di potersi allontanare dalla propria abitazione un’oretta, giusto il tempo che serve per partecipare a una delle funzioni più importanti del calendario liturgico. Si tratta di Valentino Messina, 45 anni, di Porto Empedocle; Sergio Cusumano, 53 anni, di Agrigento; Gabriele Miccichè, 29 anni, di Agrigento; Fabio Contino, 40 anni, di Agrigento e Francesco Luparello, 44 anni, di Realmonte.

Revocata sorveglianza speciale a Sergio Cusumano

Miccichè è accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione e violenza sessuale: secondo gli inquirenti avrebbe attuato, insieme a Massimino, ideatore della rappresaglia, una vendetta nei confronti di un trentottenne che aveva truffato il commerciante d’auto S.G.. Miccichè e Massimino avrebbero sequestrato l’uomo e la compagna: quest’ultima sarebbe stata palpeggiata contro la sua volontà da Massimino dopo essersi denudato. Gli altri quattro indagati sono accusati di aver fatto parte dell’organizzazione dedita al narcotraffico che serviva a finanziare la famiglia mafiosa.

La maxi inchiesta "Kerkent" approda al riesame

Il difensore, l’avvocato Salvatore Pennica, aveva chiesto al giudice l’autorizzazione a partecipare alla messa sottolineando che rappresenta “il momento più alto della fede cristiana”. Il gip boccia la richiesta. “Non ricorrono indispensabili esigenze di vita che devono essere valutate secondo criteri di particolare rigore”. 

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