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Sabato, 20 Aprile 2024
Mafia Ribera

A Ribera la Dia confisca beni al boss 46enne Giuseppe Capizzi

Nei giorni scorsi, personale della Direzione Investigativa Antimafia di Agrigento, ha dato esecuzione ad un provvedimento di confisca che ha colpito alcuni beni, si tratta di circa 90mila euro, riconducibili a Giuseppe Capizzi, 46enne di Ribera, «uomo d'onore ed elemento di spicco della locale famiglia mafiosa»

Nei giorni scorsi, personale della Direzione Investigativa Antimafia di Agrigento, ha dato esecuzione ad un provvedimento di confisca che ha colpito alcuni beni riconducibili a Giuseppe Capizzi, 46enne di Ribera, «uomo d'onore ed elemento di spicco della locale famiglia mafiosa».

Ammontano a circa 90mila euro. Il provvedimento di confisca é stato emesso dalla Seconda Sezione Penale del Tribunale di Agrigento e riguarda beni già sottoposti a sequestro con decreto emesso dalla medesima Autorità a seguito di dettagliata proposta del procuratore della Repubblica di Palermo che, nell'ambito delle iniziative finalizzate all'individuazione dei patrimoni illecitamente acquisiti da soggetti ritenuti appartenenti alle consorterie mafiose, aveva condiviso le risultanze dei complessi accertamenti patrimoniali e bancari svolti da personale della Dia di Agrigento.

L'attività rientra, tra l'altro, nel più ampio contesto dei compiti svolti dalla Direzione Investigativa Antimafia, sia in forza delle prerogative attribuite al direttore della Dia, che sulla base delle deleghe conferite dall'Autorità giudiziaria ai Centri e alle Sezioni operative della Direzione Investigativa Antimafia, finalizzate ad evitare l'alterazione del sistema economico a causa della reimmissione dei patrimoni illeciti nell'economia legale. Il provvedimento di confisca ha riguardato una impresa individuale con sede a Ribera, avente per oggetto l'attività di colture miste viticole, olivicole e frutticole, due terreni siti in provincia di Agrigento, nonché il saldo attivo di un conto corrente, tutti intestati ad un familiare di Capizzi. 

Giuseppe Capizzi appartiene ad un contesto familiare del quale fanno parte soggetti che già dalla metà degli anni '80 hanno rivestito un ruolo di rilievo all'interno di Cosa Nostra agrigentina, tant'é che lo zio Simone Capizzi, dopo l'omicidio di Carmelo Colletti, divenne il reggente provinciale della famiglia mafiosa. Lo stesso Simone Capizzi ed i suoi figli Mario, Giuseppe e Carmelo sono tutti detenuti per associazione di tipo mafioso e, in particolare, Mario Capizzi sta scontando una sentenza definitiva all'ergastolo anche per l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia di Altofonte, nel Palemitano, sequestrato nel novembre del 1993 e fatto uccidere il 10 gennaio 1996 da Giovanni Brusca.

Giuseppe Capizzi, destinatario del provvedimento di confisca, è nipote del predetto Simone, in quanto figlio del fratello Paolo, già condannato per associazione di tipo mafioso. 

Sul conto dello stesso ha reso dichiarazioni anche il collaboratore di giustizia Giuseppe Sardino, il quale ha dichiarato di averlo conosciuto nel periodo in cui era latitante Giuseppe Falsone, in quanto Capizzi si adoperò per un suo trasferimento  in zona di Ribera. 

Giuseppe Capizzi è stato colpito unitamente ad altre 24 persone da un provvedimento di fermo emesso il 3 luglio del 2008 dalla Dda di Palermo nell'ambito dell'indagine denominata "Scacco Matto" per associazione di tipo mafioso.

Successivamente, è stato raggiunto da un provvedimento cautelare emesso il 14 luglio 2008 dal gip del Tribunale di Palermo ed è stato condannato alla pena di otto anni e otto mesi di reclusione per associazione di tipo mafioso. Pena confermata anche dalla Corte di Cassazione. 

Con il provvedimento di confisca, il Tribunale di Agrigento ha, altresì, applicato nei confronti di Capizzi (scarcerato nel mese di luglio scorso) la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, per la durata di 4 anni. 

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