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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

"Traffico di droga gestito dal clan Massimino", trentottenne confessa e va ai domiciliari

Il gip di Palermo, Walter Turturici, scarcera Domenico La Vardera che ha ammesso due cessioni di droga e un accordo col boss "rimasto, però, incompiuto"

Confessa, pur cercando di ridimensionare la sua posizione, e ottiene gli arresti domiciliari. Prima scarcerazione nell'ambito della maxi operazione "Kerkent" che, all'alba di lunedì, ha fatto scattare trentadue arresti contro il clan legato al boss Antonio Massimino che, secondo l'accusa, oltre ad essere tornato a gestire la famiglia mafiosa di Agrigento, avrebbe pure messo in piedi un vasto giro di narcotraffico.

Scatta l'operazione "Kerkent", trentadue arresti

Il gip Walter Turturici ha concesso gli arresti domiciliari a Domenico La Vardera, 38 anni, di Palermo, accusato di concorso esterno nell'associazione a delinquere finalizzata allo spaccio, che sarebbe stata gestita da Massimino, e di due singole cessioni di droga. La Vardera, sostiene l'accusa, avrebbe contribuito, pur non facendone parte, a rafforzare l'organizzazione e, in particolare, il cosiddetto "canale palermitano".

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L'inchiesta ha accertato anche presunti legami con la 'Ndrangheta legati ai traffici di droga. Il giudice, al quale si è rivolto il suo difensore, l'avvocato Giovanni Castronovo, ha ritenuto che, la confessione e il tempo trascorso dai fatti (oltre tre anni), abbiano attenuato le esigenze cautelari e, pochi giorni dopo l'esecuzione dell'ordinanza, ha disposto una rimodulazione.

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La Vardera, inoltre, avrebbe rifornito il figlio del boss Antonio Massimino, Gerlando, e Francesco Vetrano, altro presunto "corriere" della cosca, con un carico di 40 grammi di cocaina, il 4 gennaio del 2016. Un altro episodio di singola cessione contestata risale al 21 gennaio dello stesso anno: in questa circostanza il palermitano avrebbe consegnato lo stesso quantitativo di droga a Salvatore Capraro ed Eugenio Gibilaro, altri due arrestati nel blitz della Dia, che l'avrebbero portata ad Agrigento per metterla a disposizione del clan. La Vardera, messo davanti all'evidenza delle intercettazioni, ha ammesso i fatti precisando che "l'accordo per altre future consegne è rimasto inattuato". 

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