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Cronaca Licata

Operaio morto folgorato durante il getto del calcestruzzo: una richiesta di patteggiamento

Il titolare di un'impresa appaltatrice dei lavori propone l'applicazione della pena, la difesa degli imprenditori che avevano commissionato le opere produce una consulenza

L'imprenditore licatese Carmelo Spiteri, 53 anni, chiede di patteggiare la pena e definire la propria posizione giudiziaria evitando un vero e proprio processo nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Giovanni Callea, l'operaio di 44 anni di Licata, rimasto folgorato, l'11 maggio del 2017, mentre lavorava in un cantiere di Licata dove si stava realizzando un battuto di cemento armato. La richiesta di applicazione della pena è stata presentata, prima dell'udienza, dal suo difensore, l'avvocato Francesco Sanfilippo. L'eventuale via libera, dopo il necessario consenso del pubblico ministero, dovrà arrivare dal gup Alessandra Vella. 

Nel frattempo l'avvocato Giuseppe Barba, difensore di Valerio Peritore, 51 anni e Angelo Incorvaia, 56 anni, titolari della ditta Omnia che commissionarono le opere, produce una consulenza tecnica che escluderebbe, secondo la relazione di parte, la responsabilità degli imputati. Alcuni difensori degli altri imputati (nel collegio ne fanno parte anche i legali Giuseppe Scozzari, Antonio Ragusa, Stefania Xerra e Michele Ambra) si sono opposti e hanno chiesto un termine per visionarla. Il giudice ha rinviato al 5 giugno per affrontare tutte le questioni.

Gli imputati, nei cui confronti il pubblico ministero Alessandra Russo ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo, sono sei. Sotto processo anche Sonia Carità, 38 anni, Francesco Urso, 39 anni ed Enrico Angelo Florio, 42 anni. Callea, sostiene l'accusa, morì perché i responsabili delle imprese che stavano gestendo l’appalto non attuarono le misure di prevenzione e protezione dai rischi sul lavoro e perché un collega fece una manovra errata. Callea stava manovrando la pompa per spargere il calcestruzzo quando il braccio dell’autobetoniera, sfiorò i fili dell'alta tensione generando una scarica elettrica che lo colpì.

Secondo il pm, in particolare, l'autobetoniera era stata parcheggiata in maniera imprudente accanto ai cavi. I lavori furono commissionati dall'impresa Omnia, che opera nel settore della gestione dei rifiuti, i cui titolari sono Peritore e Incorvaia. Le opere erano state appaltate a due ditte: la "Casa sicura società cooperativa" di Spiteri, che doveva materialmente realizzarle, e la Betonmix di Urso e Carità che fornì il calcestruzzo. Florio è il manovratore della pompa che, poco prima, avrebbe posizionato accanto ai cavi. Teatro dell'incidente sul lavoro, il perimetro interno dell'azienda, in contrada "Bugiades". 

La pompa, in particolare, toccando i cavi dell'alta tensione, per effetto di una manovra e del posizionamento ritenuti errati e pericolosi, generò una scarica elettrica che folgorò Callea, il quale teneva in mano il tubo con cui si sparge il calcestruzzo che doveva servire a realizzare la piattaforma. 

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