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Cronaca Licata

"Videopoker per imporre il controllo del territorio": autorizzazioni, rimproveri e liti fra boss

Le intercettazioni: "... questo posto gliel'ho fatto prendere io ... tramite un altro "picciotto" a regola ... io mi sono litigato con tutti per lui … "

Una volta erano gli appalti e i cantieri pubblici. Adesso, ed emerge anche dall'operazione antimafia denominata "Assedio", il controllo del territorio passerebbe anche attraverso la distribuzione di videopoker. Macchinette che sono fonte di significativi proventi per Cosa Nostra. Ma i boss - o presunti tali - "non svolgono alcuna attività lavorativa che possa avere attinenza con la distribuzione e la gestione di apparecchi e congegni automatici, semiautomatici ed elettronici da trattenimento e da gioco di abilità" - hanno precisato subito, nel provvedimento di fermo eseguito dai carabinieri, i Pm della Dda - . Il loro presunto interessamento è indirizzato a imporre, a determinare, il controllo del territorio.

Le intercettazioni: "Io ci sono nato mafioso … mi devo vergognare che sono mafioso?"

Il 16 maggio del 2018, nel magazzino di via Palma a Licata, sarebbe stata intercettata una nuova conversazione fra Angelo Occhipinti e Giuseppe Puleri (entrambi destinatari del provvedimento di fermo della Dda di Palermo). "La cui connotazione esclusivamente mafiosa derivava non soltanto dall’ossessiva attenzione mostrata dal Puleri - scrivono i Pm della Direzione distrettuale antimafia Calogero Ferrara e Claudio Camilleri - per il funzionamento del jammer attivato dall’Occhipinti (…aspettiamo cinque minuti che qui funziona…no aspettiamo cinque minuti Angilù…lo vedi che è scarico…aspetta che accendo.. non ti funziona il telefono Angilù…)". 

I due, stando alle pagine del provvedimento di fermo, avrebbero parlato di un saluto che, per conto di Occhipinti, sarebbe stato veicolato ad un importante mafioso della famiglia di Ravanusa. Un capofamiglia "con il quale Bellavia era riuscito - scrivono i Pm della Dda - a mettersi in contatto tramite un associato. Il Puleri - prosegue la ricostruzione dei pubblici ministeri - rivendicava di essere stato il garante mafioso che, mediando con la famiglia mafiosa di Ravanusa, era riuscito a far sì che Bellavia potesse installare le proprie macchinette in un 'posto' nel centro di Ravanusa (“…io mi sono litigato per lui…con (omissis) con tutti…ci sei? …questo posto gliel'ho fatto prendere io ... tramite un altro "picciotto" a regola ... fammi parlare ... io mi sono litigato con tutti per lui … lui prima che si muoveva là ... giusto? ... prima di tutto non c'era il motivo di andarci... perchè non c'era il motivo di andarci, … lo sai cosa ha fatto? … a quello ci fa: “il caffè?” … gli ha detto: “si” … è finita ... dice che gli ha offerto il caffè ... ci sei? ... che motivo ha ...;…che deve parlarci … se ti ho sistemato tutte cose io … e ci siamo litigati noi per te ... ah!!! … sempre per te, per la tua faccia non dimenticarlo mai questo, zio Angelo ... questo non devi dimenticarlo mai … che cosa ci vai a fare? … che vuoi fare l'appuntamento con (omissis)...? … che cosa hai da dirgli? …tu chi minchia sei che ti dobbiamo fare l'appuntamento?..”).

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"Occipinti era ben consapevole dell’autorizzazione mafiosa concessa da Puleri a Bellavia (“il motivo è che ha fatto l’accordo con voi…doveva venire da voi…”) - ricostruiscono ancora i Pm - . La famiglia mafiosa di Ravanusa aveva sospettato che dietro la richiesta di appuntamento avanzata da Bellavia vi fosse una non autorizzata (secondo le logiche mafiose di spartizione territoriale) espansione dello stesso Puleri - procede la ricostruzione dei magistrati della Dda di Palermo - nel settore degli apparecchi da gioco nel comune di Ravanusa (“..si immaginava che io ero infilato dentro Ravanusa… mi ha fatto la tragedia che io avevo le macchinette a Ravanusa … un posto solo gliel'ho fatto io ad Enzo con le macchinette in regola … ci sei? … quello che ti voglio dire … è successo  l'opera ..… li hanno mandati nei bar … si è preso le macchinette lì … io mi litigo per te ... ma come minchia ragiona questa gente ...”).

"In pratica, ciò che emerge è che il controllo del territorio evidentemente operato da (omissis) in Ravanusa ha fatto sì che Bellavia possa avere installato, peraltro in un solo esercizio commerciale, le proprie apparecchiature solo in quanto - ricostruiscono dalla Direzione distrettuale antimafia - imprenditore 'vicino' a Occhipinti, ciò che ha determinato l’interessamento mafioso di Giuseppe Puleri, cugino di Giuseppe Falsone". 

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