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I migranti raccontano il loro supplizio: "Cosparsi di benzina ed incendiati, ma anche picchiati con i tubi di gomma"

E' il sesto immigrato - un somalo di 23 anni - che viene fermato, nel giro di tre mesi, perché ritenuto essere uno dei torturatori dei tanti profughi in attesa di raggiungere la costa libica e partire verso l'Italia

E' il sesto immigrato - un somalo di 23 anni - che viene fermato, nel giro di tre mesi, perché ritenuto essere uno dei torturatori dei tanti profughi in attesa di raggiungere la costa libica e partire verso l'Eldorado Italia. Si tratta di Toer Mohamed Amed, fermato, appunto, in esecuzione di un provvedimento della Dda di Palermo. Provvedimento che è stato eseguito dalla Squadra Mobile di Agrigento, da quella di Palermo, coordinati dalla seconda divisione del servizio centrale operativo della polizia di Stato.

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Secondo quanto è emerso dai racconti dei migranti sopravvissuti e giunti all'hotspot di Lampedusa, il somalo li avrebbe seviziati anche incendiandoli con la benzina e li avrebbe picchiati selvaggiamente con dei tubi di gomma. 

VEDI LE INTERVISTE: "Massacrati in diretta telefonica", ecco l'odissea dei profughi 

"Stiamo individuando sempre più soggetti - hanno spiegato il capo della Squadra Mobile di Agrigento, Giovanni Minardi, ed il vice Vincenzo Di Piazza, durante la conferenza stampa svoltasi in Questura, - che in territorio libico fanno parte di strutture dove vengono tenuti sequestrati i migranti e dove vengono picchiati e seviziati per ottenere più denaro possibile da parte delle famiglie". Sevizie realizzate anche in diretta telefonica per fare sentire ai familiari le sofferenze dei propri cari.

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Anche in questo caso, il presunto carceriere - il somalo di 23 anni - è stato riconosciuto dai migranti sopravvissuti all'hotspot di Lampedusa. "Perché a Lampedusa - ha tenuto ad evidenziare sempre il capo della Squadra Mobile di Agrigento - noi ci siamo 365 giorni all'anno e sentendo i migranti che sbarcano riusciamo a conoscere le peripezie che vivono prima di arrivare in Italia".

In quest'ultimo caso, i migranti - sempre tenuti sequestrati - non erano in una struttura vicina alla costa, ma in un lager quasi al limite con il Sudan. A dimostrazione, insomma, che i nordafricani che cercano di arrivare in Italia prima passano attraverso diverse strutture. Ed in almeno due di queste strutture - come dimostrano i recenti arresti della Squadra Mobile - vengono massacrati, per ottenere denaro dai familiari, e talvolta anche uccisi.

Ancora una volta, il ministro della Giustizia ha fatto una richiesta per poter perseguire reati commessi all'esterno nei confronti di cittadini esteri.

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