Lampedusa, "braccio di ferro" per una concessione: resta la condanna del Comune
Lo ha deciso il Consiglio di giustizia amministrativa. L'ente chiedeva la sospensiva del verdetto sfavorevole
Il Consiglio di giustizia amministrativa respinge la richiesta di sospensiva di una condanna presentata dal Comune di Lampedusa in un lungo contenzioso che lo vede contrapposto a una cittadina isolana che aveva presentato una richiesta di permesso di costruire.
La vicenda inizia nel 2009. La donna chiedeva di costruire un fabbricato da destinare a civile abitazione per uso turistico a Cala Creta. Il Comune, in un primo momento, rilasciava il permesso nel 2011. L'anno successivo veniva richiesta l'approvazione di una variante. L'ente, nonostante i pareri favorevoli degli altri enti, restava silente e non dava una risposta.
La proprietaria del fondo, allora, decise di proporre un ricorso davanti al Tar Sicilia, con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Leonardo Cucchiara, per l'annullamento del silenzio-inadempimento formatosi sulla richiesta di concessione edilizia in variante presentata e non esitata.
Il Tar accoglieva il ricorso e dichiarava l'obbligo del Comune di provvedere con un provvedimento espresso sull'istanza presentata ma il Comune avviava il procedimento di annullamento del permesso e rigettava la richiesta di variante. La donna, dopo avere presentato alcune osservazioni, si rivolgeva ancora al Tar. Gli avvocati Rubino e Cucchiara hanno censurato i provvedimenti impugnati sotto il profilo della violazione del principio dell'affidamento, "atteso che l'amministrazione ha impiegato oltre quattro anni per procedere all'annullamento d'ufficio, a fronte di un termine di soli diciotto mesi normativamente previsto, nonchè sotto il profilo del difetto di motivazione".
Il Tar Sicilia accoglieva anche il nuovo ricorso condannando il Comune che proponeva appello davanti al Cga chiedendo la sospensione della sentenza. La richiesta, invece, è stata rigettata.
