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Cronaca

Un riscatto chiamato Brescia, Silvia Sciabica: "Ho visto in faccia il Covid-19, Sicilia mia mi manchi"

Agrigentina doc vive e lavora al Nord da diversi anni. La paura del Coronavirus e la voglia matta di farcela, nonostante la paura

Sei un attore, imprenditore, uno studente, o anche un "cervello" in fuga?  Abbiamo deciso di dare voce agli agrigentini fuori sede. Le loro esperienze, i loro racconti e le loro storie possono essere da esempio per chi ha voglia di tornare o anche di restare. Dedicheremo uno spazio settimanale, un focus che serva a raccontare le vite ormai lontane dall’ombra della Valle dei Templi. Un microfono aperto a tutti, una volta a settimana. Se un agrigentino fuori sede? Raccontati ad AgrigentoNotizie.

Radici agrigentine, un cielo solo la testa che non è quello del Sud, ma una città nuova e con abitudini diverse. Il nostro volto della settimana si chiama Silvia Sciabica, ed ha guardato in faccia il Covid 19. La quarantena, il lavoro dentro una farmacia e la voglia di farcela sempre. Il richiamo della Sicilia, la realtà di Brescia e la paura di un virus che ha ridisegnato le abitudini di tutti. Ecco la storia di Silvia.

Ciao Silvia, raccontaci la tua storia...

"La mia storia inizia il 23 agosto 1999, quando ho deciso di lasciare la mia Agrigento. Si la voglio chiamare ancora mia perchè le mie radici da siciliana li porto sempre con me, portandomi dietro un proverbio siciliano 'Cu nesci, arrinesci'. E' una frase che ha fatto sempre comodo a tanti che poi l'hanno rovesciata a loro arbitrio. Probabilmente quelli che un passo fuori di casa da soli non riuscirebbero mai a farlo. La mia decisione fu consapevole come scelta per percorrere nuove strade, dove oltre a conoscere persone migliori ho anche trovato grandi opportunità, per cambiare, migliorare e crescere. Vivo a Brescia, una città piena di arte, dettagli che ho conosciuto nel tempo, sfumature, grandezze e imperfezioni. Piena di passione e di energia di cui nutrirsi nel tempo. Durante gli anni lavorativi nel campo dell'abbigliamento ebbi l'esperienza di percorrere successivamente una realtà lavorativa completamente diversa. Dieci anni fa fu assunta in farmacia  come responsabile reparto dermocosmetica Make-up e profumeria, un viaggio dove mi ha permesso di riempire altri valori aggiunti al mio bagaglio professionale e di vita. E' da vent'anni che sono lontana da Agrigento, mi manca la sua bellezza in quanto ricca di una valle paesaggistica culturale dove la conoscenza riempie l'anima e capisci quanti influssi culturali e quanti scambi siano avvenuti tra nord e sud. Quando cammino per le vie del centro storico dove tutti gli anni scopro la conoscenza delle varie trattorie caratteristiche che avvolge il gusto del palato, lo completa. La pasta di mandorle, la granita, la cucina  mi conduce a conoscere le sue origini di un quartiere arabo. Le mie vacanze estive non mancano nel girare la costa meravigliosa che costeggia lungo il mare, mi serve a capire come fosse una città di commercianti provenienti da varie parti del mediterraneo. E poi la letteratura di grandi personaggi come Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri e Luigi Pirandello, tutto questo lo porto sempre con me. La cultura serve a leggere il mondo ad un livello diverso di profondità".

Vivi in una delle città più colpite da Coronavirus, che mesi sono stati?

"Era l'8 marzo quando iniziò il lockdown a Brescia. sono stati mesi surreali dove ogni giorno sentivamo solo il suono delle sirene con le ambulanze che giravano per i quartieri, dove da un giorno all'altro vivi la paura di essere contagiato, i disagi delle persone più deboli o disagiate a chiedere aiuto. Le farmacie in questi tre mesi sono state l'unico presidio sanitario accessibile sul territorio, in cui si sono dispensati farmaci e dispositivi per l'emergenza, ma anche informazioni corrette alla popolazione spaventata,un punto di riferimento per tante persone che non potevano recarsi dal medico, ma serviva anche come punto di servizio sanitario per arginare e rallentare la diffusione del virus rispettando tutte le avvertenze che le autorità avevano indicato. I volontari di varie associazioni che si sono adoperati in maniera eccellente per dare aiuti agli anziani per portare viveri e medicine a casa. Mi resi subito conto della gravità quando una persona vicino a me si ammala per covid19, sentivamo testimonianze di medici e infermieri estenuati dalla sovraffollamento negli ospedali, la gravità di mancanza di ossigeno, mascherine o presidi medici che i cittadini non riuscivano a trovare per tutelarsi. I clienti addirittura ci davano anche qualche parola di supporto morale di solidarietà morale nel farci forza senza scoraggiarci".

Sei stata un mese in quarantena, che ricordo hai di quei giorni?  

"Sono stata un mese in quarantena da lì capì la presa di coscienza della fragilità umana di come siamo impotenti nel gestire una situazione che ti fa capire che la vita è un bene prezioso  e la salute un diritto di tutti. In quei giorni ho letto tanto ma nello stesso tempo iniziai a capire che certi cammini si iniziano da casa nostra, dentro la nostra quotidianità, imparare ad ascoltarsi e a raccontarsi senza avere la paura del pregiudizio. Dovevo essere forte anche per miei figli, Claudia rimasta a Milano dove ovviamente ha dimostrato nella sua grandezza di donna di come ha superato momenti difficili e delicati anche in quel periodo. Il ricordo che mi porterò sono le persone che da lontano con messaggi e telefonate mi hanno fatto sentire loro vicinanza con tanta solidarietà e affetto morale, quella parte umana che oggi la società ha bisogno. In quarantena mi porto un ricordo prezioso quello di distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile. A capire che il tempo - e non il denaro- è la risorsa più preziosa". 

Hai un consiglio per i giovani agrigentini?  
 
"Lo studio e la conoscenza è il sapere della vita. Tutto quello che ho studiato nella vita è un elemento che mi è servito a capire, quando cammino di conoscenze ho acquisito negli anni. La vita piena di conoscenza riempie l'anima ad essere felice a vedere il mondo.  Che i nostri giovani possano essere liberi di scegliere e ampliare i loro orizzonti e non perchè il contesto culturale o i luoghi dove si sono formati non sono all'altezza delle loro aspettative, che un grammo di comportamento, vale un chilo di parole".

Sogni di tornare?  

"Forse! Sono del parere che la vita è uno spettacolo meraviglioso caratterizzato da tante circostanze che la caratterizzano.  Comunque sul palcoscenico della vita bisogna applaudire a chi c'è e non agli assenti! I fischi a chi sbaglia e continua come noi a recitare la sua parte. 'Io sono nato in Sicilia e lì l'uomo nasce isola nell'isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall'aspra terra natìa circondata dal mare immenso e geloso", Luigi Pirandello.

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