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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Lampedusa e Linosa

Allerta massima a Lampedusa, il sindaco Martello: "L'isola trasformata in bivacco"

Il primo cittadino: "Dove sono finiti tutti i professionisti dell’accoglienza? Nessuno si preoccupa, nessuno si indigna dei migranti che troviamo nei camion della spazzatura"

Sferra una coltellata al volto di un connazionale, provocandogli un taglio di circa 15 centimetri, e divampa una rivolta all’interno dell’hotspot. Una protesta, con sassaiola contro polizia e carabinieri – uno dei quali è rimasto ferito - , che ha coinvolto 250 tunisini. Ieri mattina, il presunto accoltellatore: un ventenne è stato arrestato, dai poliziotti che sono in servizio all’hotspot, e 50 magrebini sono stati “caricati” sul traghetto di linea che è giunto in serata a Porto Empedocle. 

Venerdì pomeriggio, all’interno dell’hotspot c’è stata una lite, per futili motivi, fra due tunisini: uno di 20 e l’altro di 22 anni, giunti sull'isola da pochi giorni. Dopo che il ventenne ha sferrato una coltellata al volto del connazionale, gli altri ospiti della struttura - già in stato di agitazione per presunti ritardi nei trasferimenti – si sono schierati, dividendosi fra di loro e formando due diversi gruppi, a favore dei due litiganti. Ne è eseguita la sassaiola contro polizia e carabinieri, intervenuti immediatamente per riportare la calma.

Il tunisino accoltellato, finito al Poliambulatorio, ha avuto diagnosticati 8 giorni di prognosi: è stato, infatti, colpito di striscio, anche se probabilmente rimarrà sfregiato. Sei, invece, i giorni di prognosi, per un leggero ematoma alla testa, diagnosticati al carabiniere che è stato colpito con un sasso.

“Non possono stare un mese, due mesi, quattro mesi, in giro per l’isola. Deve essere rispettato il vero significato dell’hotspot. La struttura deve servire semplicemente per il riconoscimento dei migranti ospiti che, poi, subito dopo, devono essere trasferiti nei centri d’accoglienza”. Lo ha detto, ieri, subito dopo la rivolta registratasi venerdì sera all’interno della struttura di contrada Imbriacola, il sindaco di Lampedusa e Linosa Totò Martello che in settimana si recherà a Roma, al ministero dell’Interno, per cercare di rappresentare le criticità che la più grande delle isole Pelagie e i suoi abitanti sono costretti a sopportare.

Signor sindaco, qual è realmente la situazione di Lampedusa e del suo hotspot?

“I migranti che approdano a Lampedusa non possono stare a girare tutto il giorno senza far niente lungo le strade dell’isola. Vanno al bar, tornano all’hotspot, vanno di nuovo al bar, bivaccano lungo le vie del centro e della periferia. Così non possiamo andare più avanti”.

E qual è la soluzione?

“In settimana sarò al ministero dell’Interno e chiederò semplicemente che deve essere rispettato il vero significato dell’hotspot. I migranti non possono stare un mese, due mesi, quattro mesi sull’isola. Devono stare giusto il tempo del loro riconoscimento e poi essere trasferiti altrove. Altrimenti scoppiano le rivolte. Quanto è accaduto nelle ultime ore è successo perché il 70 per cento dei migranti ospiti nella struttura erano ubriachi”.

Quindi i migranti non devono essere liberi?

“Non possono stare a lungo sull’isola. Devono starci soltanto il tempo necessario per l’identificazione, quindi il foto segnalamento e la rilevazione delle impronte digitali. Tempi accettabili, insomma. Dove sono finiti tutti i professionisti dell’accoglienza? Nessuno si preoccupa, nessuno si indigna dei migranti che troviamo nei camion della spazzatura. Migranti che rischiano di morire qualora non venissero scoperti. Migranti che non fanno altro che cercare di scappare da Lampedusa, anche nascondendosi in mezzo ai rifiuti contenuti nei camion pronti ad imbarcarsi sul traghetto di linea per Porto Empedocle”. 

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