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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Inadempienze nel servizio idrico integrato, ecco il j'accuse dell'Ati

Nelle tredici pagine della diffida, inviata a metà maggio, tante questioni già note, dai problemi della depurazione alla mancata realizzazione degli investimenti

Presunte inadempienze della Girgenti Acque, nelle 13 pagine della diffida firmata dall’avvocato Giuseppe Mazzarella l’atto d’accusa dell’Ati.
Il documento, rimasto riservato praticamente solo fino a ieri nonostante sia stato notificato al gestore a metà maggio, è una vera e propria carrellata di fatti noti, per quanto manchino le tanto decantate segnalazioni da parte dei Comuni. Era stato l’Ambito a chiedere a tutti i Municipi di fornire fatti ben determinati, singole inadempienze circostanziate che, a ben vedere, non sono mai arrivate.

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La diffida, firmata oltre che dal legale dell'Ati anche dal presidente Vincenzo Lotà e dal vice Emilio Messana, tratta infatti questioni che in effetti sono state più volte affrontate nel recente passato, per quanto questo non escluda eventualmente la loro potenziale validità rispetto all’avvio del percorso di risoluzione.

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Il “bersaglio grosso” sono una serie di potenziali inadempienze tra quelle individuate nel contratto con il gestore come cause di eventuale rescissione immediata qualora queste vengano ritenute fondate. Tra queste, i mutamenti societari e la messa ai margini di soci della compagine (come l’Aipa) senza che si siano consumati i passaggi previsti, le “ripetute interruzioni del servizio di acquedotto” che proverebbero “l'inadeguatezza della rete e delle attività manutenzione poste in essere” (dentro l’elenco rientrano anche i problemi di potabilità) e le questioni connesse alla depurazione. Per quanto non si parli mai della questione degli impianti posti sotto sequestro, si evidenzia come questi in larga parte scarichino un liquido batteriologicamente non conforme ai parametri di legge. Inoltre l’Ati rimarca come i dati dei fanghi prodotti “non sarebbero compatibili con le stime riferibili al numero degli utenti”. Ovvero, se il depuratore produce pochi scarti di lavorazione è perché lavora meno del dovuto. L’Ati contesta ovviamente anche la mancata realizzazione del servizio h24 per l’erogazione dell’acqua ai cittadini dei comuni consegnatari, la mancata realizzazione degli interventi di ammodernamento del sistema idrico e la mancata ricognizione, verifica e pianificazione degli scarichi industriali, cui si aggiungono problemi come l’“anomala e significativa presenza di aria che altera le risultanze dei contatori riguardo gli effettivi consumi dell'acqua”.

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Inadempienze che non avrebbero giustificazione, secondo la diffida, nemmeno con la mancata consegna di reti, impianti e fonti da parte dei comuni “ribelli”, i quali, dice il documento, hanno anzi fatto bene a non rispettare le norme. Si legge, infatti, che “gli esiti della gestione hanno ancora di più rafforzato le resistenze dei comuni non consegnatari, che, sempre più allarmati dalle inadempienze.. anche capaci di incidere sull'igiene pubblica e sull'ordine pubblica, hanno in tali mancanze trovato conferme riguardo le ragioni della loro decisione”. 
La società ha adesso tra i 15 e i 90 giorni di tempo per rispondere alle contestazioni e, ad esempio, completare gli interventi non fatti in questi anni. “Decorso anche uno solo dei detti termini – dice infine Mazzarella – il contratto s'intenderà senz'altro risoluto”. Ma che questo possa avvenire in modo automatico, probabilmente, non lo crede nemmeno chi lo ha scritto.

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