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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Grotte

Il tabaccaio sgozzato dal fratello, disposta perizia psichiatrica urgente

Il gip ha disposto l'incidente probatorio per fare luce sulle sue capacità mentali: l'amministrazione penitenziaria sollecita il trasferimento in una struttura carceraria attrezzata

Una perizia psichiatrica urgente che dovrà chiarire se Pietro Chiarenza, il sessantaquattrenne di Grotte, reo confesso dell'omicidio del fratello Roberto, 56 anni, è capace di intendere e volere e se le sue condizioni sono compatibili con il regime carcerario.

E' stata disposta con urgenza dal gip Francesco Provenzano su richiesta del pubblico ministero Cecilia Baravelli. Lo psichiatra Leonardo Giordano lo ha già visitato, nel frattempo il difensore dell'indagato - l'avvocato Loretta Severino - ha nominato un proprio consulente di parte e la stessa direzione del carcere, sulla base di una relazione del Centro di salute mentale, ha sollecitato il trasferimento nella struttura carceraria psichiatrica di Barcellona Pozzo di Gotto. 

Il 4 giugno il perito del giudice riferirà gli esiti della sua relazione dalla quale dipenderà l'intero percorso giudiziario.

L'omicidio è avvenuto la mattina dell'8 aprile. Roberto Chiarenza sarebbe stato colpito con delle coltellate prima prima allo stomaco, poi al collo in tre distinte fasi: dopo due tentativi di fuga, durante i quali il tabaccaio è riuscito a difendersi infilando un dito nell'occhio del fratello, l'omicida sarebbe riuscito a chiudere una porta a chiave e a colpirlo numerose altre volte fino a quando non ebbe la certezza che il suo bersaglio fosse morto.

Lo stesso Pietro Chiarenza aveva chiamato il 112 e avvisato i militari di avere fatto "una cazzata". Nei confronti dell'indagato è stata disposta la custodia cautelare in carcere ma le sue condizioni psichiatriche (come quelle della vittima, dichiarata incapace di intendere e volere da una perizia psichiatrica nell'ambito di un procedimento per stalking) sono state definite dal gip, già nell'immediatezza, "alterate". 

L'arrestato, dopo avere confessato tutto ai carabinieri, ha iniziato a dare in escandescenza durante l'interrogatorio e, di fatto, non è riuscito a rispondere.

Dietro l'agguato, scattato la mattina, davanti all'ingresso dell'abitazione della vittima, nella palazzina di via Orsini, ci sarebbe la convinzione che Roberto lo stesse avvelenando per impadronirsi dello stabile che condividevano insieme a un terzo fratello, che ha confermato le circostanze ai carabinieri.

Quella mattina avrebbe atteso che Roberto scendesse ad aprire il tabacchino, la cui porta confinava con la sua abitazione, e gli avrebbe teso un agguato colpendolo con un coltello al ventre. Roberto Chiarenza, secondo il racconto ricostruito nell'ordinanza del giudice, sarebbe riuscito a scappare vicino al portone di ingresso dove sarebbe stato colpito dal fratello Pietro, questa volta, con dei pugni ma in questa circostanza sarebbe riuscito a infilargli un dito nell'occhio provocandogli anche una ferita seria. Poi il nuovo tentativo di fuga attraverso una porta a vetri ma Pietro, questa volta, riesce a chiuderla e buttare le chiavi prima di colpirlo con numerose altre coltellate. 

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