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Cronaca Lampedusa e Linosa

Lampedusa senza filtri e con tanta verità: "Fuocoammare" conquista tutti

Premiato con l'Orso d'oro per il miglior film al Festival di Berlino, il documentario diretto da Gianfranco Rosi è oggi candidato agli Oscar

In occasione della giornata dedicata ai migranti, la Rai sceglie di mandare in onda, il docufilm "Fuocoammare". Premiato con l’Orso d’oro per il miglior film al Festival di Berlino, il documentario diretto da Gianfranco Rosi è oggi in corsa per gli Oscar. Niente verità alterate, "Fuocoammare" racconta, senza filtri, gli sbarchi dei migranti.

I loro volti, le loro verità e la drammaticità di un fenomeno che non accenna a diminuire. Uno dei personaggi principali è Pietro Bartòlo, medico che dirige il poliambulatorio di Lampedusa. È lui la faccia buona dell’isola, chi si è battuto, da sempre, in prima linea.

Pietro Bartòlo nel film documentario interpreta se stesso, raccontando e raccontandosi: "È dovere di ogni uomo, che sia uomo, aiutare queste persone. Molti mi dicono che mi abituerò – dice il medico – ma come si fa ad abituarsi, quando in quel mare raccogliamo bambini, ma anche madri. Ispezionare i loro cadaveri, non ci si abitua mai, lo dico davvero”.

"Fuocoammare" è bellissimo. Due binari di un docufilm che hanno la forte e grande capacità di trasportare, chi guarda, dentro la grande tragedia del fenomeno inarrestabile degli sbarchi.

La nonna che predica carità per il nipote pescatore, Radio Delta e poca retorica. Lampedusa è così. "Fuocammare" è anche così. Il mare lampedusano accoglie, senza chiedersi perché. 

Come il piccolo Samuele, bambino dell’isola. Niente Play Station, ma una fionda e tanta fantasia. Un vero e proprio bambino d’altri tempi.  "Fuocammare" non è uno spot, ma è la verità vera di Lampedusa. Gianfranco Rosi ha scelto di vivere sull’Isola, raccontando senza sceneggiature, ciò che accade da troppo tempo. La comunità lampedusana assume un ruolo fondamentale, un ruolo vero. "Fuocoammare" forse non vincerà l’Oscar, come preannunciato da Paolo Sorrentino. Il regista giudica l’esperienza agli Oscar come uno scelta “masochista”. Ma i lampedusani hanno già vinto.

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