Gli atti su Salvini arrivano a Palermo, il ministro: "Paura? Non mi fermerò mai"
I pm potrebbero chiedere di accertare in quali acque si trovasse la Diciotti quando è arrivato l’ordine di non fare sbarcare i profughi
Sono stati trasmessi da Agrigento, adesso, gli atti dell’inchiesta sul ministro dell’Interno, Matteo Salvini e sul capo di Gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi, sono arrivati al palazzo di giustizia, di Palermo. Il fascicolo è stato portato da un militare della Guardia costiera. Gli atti sono stati trasmessi insieme a una memoria, scritta dai magistrati agrigentini, con in testa Luigi Patronaggio.
“Cinquanta pagine di accuse nei miei confronti, 5 reati contestati, 30 anni di carcere come pena massima. Di politici ladri, incapaci e codardi l’Italia ne ha avuti abbastanza. Contate su di me, io conto su di voi”, ha scritto su Twitter Salvini, appena appresa notizia. “Voi pensate che io abbia paura e mi fermi? Mai”, aggiunge su Facebook. “So che in Italia ci sono tanti giudici liberi, onesti e imparziali, per me 'prima gli Italianì significa difendere sicurezza e confini, anche mettendosi in gioco personalmente”.
Procura di Palermo potrebbe confermare o modificare le contestazioni ipotizzate a carico dei due indagati prima di trasmettere tutto al tribunale di ministri del capoluogo. Il procedimento, per il coinvolgimento di un esponente del Governo, è disciplinato dalla legge costituzionale 1 del 1989 che prevede che i pm hanno 15 giorni di tempo per fare le loro valutazioni sul caso: la Procura in questa fase è tutt'altro che un mero tramite tra i pm che hanno aperto l’inchiesta e il tribunale dei ministri.
I pm potrebbero chiedere di accertare in quali acque si trovasse la Diciotti quando è arrivato l’ordine di non fare sbarcare i profughi. Se si dovesse scoprire che l’imbarcazione era nel mare di Catania e non di Lampedusa quando Piantedosi chiamò la Guardia Costiera, la palla potrebbe passare ai pm etnei e poi al tribunale dei ministri di Catania.