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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Falsi invalidi per i benefici della 104: 9 condanne, un'assoluzione, 48 rinvii a giudizio e 10 patteggiamenti

Il gup Stefano Zammuto ha emesso verdetto il verdetto a carico di 69 imputati: respinta la richiesta di mandare a processo un ortopedico accusato di associazione a delinquere. L'inchiesta ha retto al primo significativo vaglio processuale

Nove condanne, un'assoluzione, 48 rinvii a giudizio, 10 patteggiamenti e una sentenza di non luogo a procedere: queste le decisioni del gup Stefano Zammuto che, nel pomeriggio, ha emesso i verdetti dei tre tronconi processuali scaturiti dalla maxi inchiesta sui falsi invalidi che ha portato, il 22 settembre del 2014, all'operazione della polizia con quattordici arresti, fra carcere e domiciliari, e altre misure cautelari minori.

Nove condanne e una sola assoluzione 

L'inchiesta "La carica delle 104” ipotizzava un collaudato sistema che, attraverso due “bande parallele”, aveva messo in piedi un giro di certificazioni false che, con la complicità di medici infedeli e faccendieri senza scrupoli, attestava invalidità e patologie finalizzate a truffare lo stato e in particolare - da lì il nome dell’inchiesta - ottenere i benefici previsti dalla legge per disabili e rispettivi familiari che hanno la possibilità, fra le altre cose, di ottenere trasferimenti, se sono dipendenti pubblici, nelle proprie province di residenza.

I dieci che hanno patteggiato la pena 

Per un solo imputato - il medico di Campobello, Francesco Incardona, assistito dall'avvocato Salvatore Manganello - il gup ha respinto la richiesta di rinvio a giudizio emettendo una sentenza di non doversi procedere "per non avere commesso il fatto". L'ortopedico era accusato di associazione a delinquere e, in particolare, di essersi messo al servizio della "banda" rilasciando falsi certificati che attestavano patologie inesistenti. 

Rinvio a giudizio per 48 imputati 

Nello stralcio abbreviato è stato assolto pure il medico otorino Antonino Cinà al quale si contestava di essere stato il "trait d'union" fra uno dei principali associati, il raffadalese Daniele Rampello, e l'ambiente medico agrigentino. Il pm Andrea Maggioni aveva chiesto la condanna a due anni.

L'inchiesta ha retto al primo banco di prova processuale. Negli anni scorsi un'altra ventina di imputati aveva scelto di patteggiare nella fase delle indagini preliminari.

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